Categoria | |
Circoscrizione / Circoscrizioni | 2 |
Quartiere / Quartieri | 11: Santa Rita |
1. Codifica complesso |
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Scheda / Schede | M_02 |
ID Edificio | |
Collegamento a scheda | In compilazione |
Vista aerea dell'ambito Santa Rita (Google Maps, 2023). |
2. Ubicazione |
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Foglio PRGC | 12A, 12B, 16A, 16B |
Foglio | |
Particella | |
Cinta daziaria | Tra la prima e la seconda cinta daziaria |
3. Denominazione |
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Attuale | Santa Rita |
Storica |
4. Periodizzazione |
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Fondazione impianto attuale |
L'assetto urbano attuale del quartiere di Santa Rita,è il risultato delle disposizioni del Piano Regolatore del 1906-08 e delle successive varianti. |
Indicazioni specifiche |
Il primo insediamento è costituito da
cascine isolate all'interno di un'area rurale, ancora non
normata a partire dal XVII secolo, tra cui la cascina La
Grangia. Il nucleo urbano non era ancora definito, ma
nell'ultimo ventennio del XIX secolo andrà poi a svilupparsi
attorno alla barriera della prima cinta daziaria (1853-1912)
nota come Barriera di Orbassano, tra quelle della Crocetta e
di Stupinigi e vicino al tracciato della linea ferroviaria per
Susa. In questo periodo si individuano molti degli edifici
caratterizzanti il tessuto urbano in sviluppo, tra cui l'Ospizio di Carità Poveri Vecchi
e il sistema viario principale e secondario che collega alcune
polarità, tra cui gli istituti religiosi Gesù Bambino e S.
Maria Consolatrice. L'interesse maggiore è però rivolto allo
sviluppo degli assi viari della città oltre il profilo
daziario, in considerazione del fatto che il Regolamento
d'Ornato si estendeva anche fuori la cinta: in particolare
l'asse della Strada di Orbassano (attualmente corso
Orbassano), è estesa fino al Gerbido. Tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento, in seguito alle disposizioni del Piano Regolatore del 1906-08, l'area risulta soggetta alle nuove misure di pianificazione urbanistica, regolamentando alcuni isolati esistenti, predisponendo la lottizzazione di nuovi isolati e destinando a verde alcune zone. Questo nuovo sviluppo, normato dal Piano Regolatore e favorito dall'ampliamento della cinta daziaria, (nuovo perimetro 1912-1930) permette di considerare il nuovo quartiere di Santa Rita, parte integrante della Città, fatta eccezione per alcune aree fuori dal perimetro, come il Gerbido. Nello stesso periodo vengono individuate le aree destinate alla realizzazione della nuova Piazza d'Armi, a sud della città, delle future caserme (rispettivamente La Marmora, Dabormida, Morelli di Popolo, Montegrappa) e dai fabbricati di servizio (come l'infermeria Riberi e altri spazi dedicati alle esercitazioni dei militari), dando vita a un vero e proprio distretto militare polarizzante. In questo contesto vengono individuati anche gli spazi dedicati all'edilizia scolastica, complessi sportivi e altri servizi essenziali a completamento e integrazione del tessuto urbano residenziale. Nel secondo decennio del Novecento, il quartiere di Santa Rita è ormai quasi completamente consolidato e integrato con i servizi essenziali, in risposta alle predisposizioni del Piano Regolatore del 1906-08 e alle successive varianti. In questo contesto si registra anche un'espansione verso il comune di Grugliasco e verso la zona destinata agli stabilimenti FIAT Mirafiori, in risposta alla variante del Piano Regolatore del 1925. La prima fase di edificazione all'interno di quest'area prevedeva la realizzazione di un complesso di abitazioni economiche municipali; in questo contesto, che vede anche la realizzazione della linea tramviaria di collegamento al resto della città e la costruzione del Santuario di Santa Rita da Cascia (1927-33), determinante per la definizione dell'identità del quartiere, si segnala poi un decennio di stasi edificatoria. Nel Secondo Dopoguerra si assiste a un boom edilizio, in cui la richiesta di nuove residenze si lega alla necessità di reclutamento di operai imposto dall'industria automobilistica, situata nel vicino quartiere di Mirafiori. In risposta a questa esigenza, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, vengono edificati i primi complessi legati all'iniziativa INA-Casa (in corso Sebastopoli), in cui nella fase progettuale collaborano personalità di rilievo, quali Carlo Mollino e, parallelamente a questo tipo di edilizia popolare qualitativamente rilevante per il periodo, si affianca l'iniziativa privata che dà origine a una diffusa speculazione indiscriminata, saturando gli spazi ancora liberi. |
Data primo impianto |
I primi nuclei insediativi risalgono al XVII secolo, costituiti prevalentemente da cascine isolate all'interno di un'area agricola, poi rrisultata esterna anche rispetto alla prima cinta daziaria. Alcune di queste sono coinvolte nelle vicende dell'assedio del 1706, di cui permangono ancora le tracce. |
5. Regime patrimoniale |
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Indicazioni specifiche |
L'ambito costituisce un'area di notevole
interesse storico e urbanistico, con una precedente vocazione
preindustriale caratterizzata da un sistema rurale di cascine
e coltivi, sulle cui tracce si è consolidato il processo
di lottizzazione, a partire dalle disposizioni del Piano
Regolatore del 1906-08 e successive varianti, per consolidarsi
e saturarsi attraverso alcune trasformazioni importanti in
seguito agli eventi scaturiti dal boom economico degli anni
Cinquanta del Novecento. E' possibile riconoscere la primitiva vocazione agricola dell'ambito, attraverso la presenza di alcune cascine tra gli attuali quartieri di Santa Rita e Mirafiori, quali La Grangia, in via Ricaldone e la cascina Roccafranca, in via Rubino o la Giaione, in via Guido Reni, che si configurano come esempi di edilizia rurale presenti nel territorio cittadino, con impianti a corte chiusa. All'interno della perimetrazione dell'ambito di Santa Rita, si inserisce nello specifico la cascina La Grangia, da considerare però inclusa all'interno di un più ampio sistema di organizzazione del territorio rurale, strutturato sugli assi delle antiche strade di Orbassano, di Pinerolo e del Gerbido di Grugliasco. All'interno di questo sistema agricolo si individua in corso Orbassano 200, la settecentesca Villa Amoretti, prima cascina, poi commenda e infine villa con parco e pertinenza, ristrutturate in gusto eclettico neo-rococò, ora ospitante la biblioteca civica. L'ingegner Chevalley , che la studio prima di un importante intervento di rilettura, ipotizza la data di costruzione al 1760 e suppone che la villa sia stata progettata da un allievo di Juvarra per la famiglia Lascaris, poi passata agli Amoretti (marchesi di Osasio) ed infine acquistata dai Rignon, a cui è intitolato il parco pubblico che circonda l'edificio. Nel corso del Novecento è interessata da interventi di trasformazione e restauro ad opera del richiamato Giovanni Chevalley, per poi diventare proprietà del Comune di Torino negli anni Settanta, assumendo la funzione di centro civico di quartiere e infine quella odierna di biblioteca. Attualmente Santa Rita è caratterizza prevalentemente da un tessuto edilizio residenziale misto, composto in parte da edifici costruiti nel primo trentennio del Novecento, e in prevalenza da palazzine multipiano e complessi di edilizia popolare, che si sviluppano in seguito alle trasformazioni del secondo dopoguerra. Nella prima categoria si distinguono una casa unifamiliare suburbana, edificata in corso Sebastopoli 187, di gusto tardo eclettico, come ultimo esempio rimasto di un insediamento suburbano a ville, databile tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento; una palazzina suburbana di gusto tardo eclettico medievaleggiante, degli anni Venti in corso Tirreno 95; un edificio di civile abitazione in stile tardo Liberty, costruito nel primo decennio del Novecento, in corso Orbassano 98; una palazzina multipiano adibita ad affitti, databile al primo ventennio del Novecento, su progeto dell'Ing. Frapolli, in corso Orbassano 108; un edificio con appartamenti d'affitto a cinque piani, di gusto art-decò con le prime influenze razionaliste (VERIFICARE) all'angolo tra via Caprera 30 e via Tripoli 27, così come la non lontana palazzina multipiano, con affaccio su corso Orbassano 104-102; si rileva poi un complesso residenziale in gusto tardo art decò, in via Farina 1,4,6,8 (la palazzina al civico 1 assume un particolare significato documentario); un complesso di case di affitto, site in corso Sebastopoli 149,151,153, caratterizzanti i primi isolati in prossimità dello stadio, realizzate negli anni Trenta. Allo stesso periodo risalgono anche alcune iniziative di edilizia popolare come il Quartiere 4° IACP, del 1908-1920, composto da due fabbricati di civile abitazione (via Tripoli 71-75, via Baltimora, via Castagnevizza); il complesso di dodici casette, costruito su progetto del 1922-23, per conto della Società Cooperativa Case Economiche Ferrovieri, di cui oggi rimangono solo due esempi (corso Lepanto, via Farina, via Barrili); il Quartiere '29-a (via Barletta 3,5, via Fieramosca 1,3,5, via Vernazza 4,6, corso IV Novembre 96, 100, 104) e il Quartiere '29-b (via Fieramosca 2,8), risalenti al 1929 e costruiti, il primo per conto dello Stato e il secondo per le Ferrovie dello Stato; le Case della Società Fratellanza Mutilati Edile, (corso Unione Sovietica, corso Ferraris, via Contratti), complesso di casette bifamiliari, edificate tra il 1929-30. Tra gli edifici residenziali nati a partire dal secondo dopoguerra, vi sono i quartieri di edilizia popolare M8 (corso Orbassano 91-95, via Gessi 4, corso IV Novembre 9-15), del 1950 su progetto di Cesare Bairati e Luigi Giaj; Case INCIS, costruite per conto dello Stato nel 1951 (via Vernazza 14, via Barletta, via Cadorna); il quartiere INA-Casa, situato sul confine con l'ambito di Mirafiori (corso Sebastopoli), realizzato tra il 1958-59, seguendo standard qualitativi superiori alle coeve case operaie, al cui progetto partecipano personalità di rilievo come l'architetto Carlo Mollino. In corrispondenza dell'incrocio tra gli assi di corso IV Novembre e corso Unione Sovietica, si consolida, a partire dei primi anni del Novecento, in concomitanza con l'insediamento della nuova Piazza d'Armi, un comparto di pertinenza militare, composto dalla caserma tardo eclettica Montegrappa (corso IV Novembre 3) che in origine ospitava i bersaglieri, la caserma Dabormida in stile neogotico (corso Unione Sovietica 100) in origine ospitante la fanteria, la caserma Morelli di Popolo in stile eclettico (corso Unione Sovietica 130) in origine ospitante la cavalleria, l'ospedale militare principale della divisione di Torino in gusto liberty e modello di tipologia ospedaliera intensiva con struttura a padiglioni collegati da gallerie vetrate (corso IV Novembre 62, 64, 66). Nell'articolata maglia viaria che descrive l'ambito di Santa Rita, si individuano alcuni punti nevralgici, quali slarghi di connessione con altre percorrenze: lungo l'asse di corso Orbassano si individua piazza Pitagora, che collega i corsi Siracusa, Cosenza e Orbassano; un grande incrocio in cui convergono i corsi Orbassano e Sebastopoli, dove si svolge il mercato rionale, estendendosi fino a corso IV Novembre in corrispondenza dell'ex Piazza d'Armi; il largo di corso IV Novembre, che interseca corso Orbassano e via Tirreno. In asse lungo il corso Orbassano, si individua poi la piazza Santa Rita da Cascia, su cui insiste l'omonima Chiesa, che assume la funzione di spazio di aggregazione. Tra i servizi religiosi, infatti, si individua il Santuario dedicato a Santa Rita da Cascia, significativo esempio di organizzazione polarizzante nel quartiere, costruita negli anni Trenta su progetto dell'architetto Giulio Valotti e esempio di architettura tardo eclettica con linguaggio neogotico francese. L'edificio, con fronte a capanna, riceve risalto dalla posizione strategica di dominio dello spazio circostante, costituito dall'omonima piazza. Di epoca più recente, realizzata tra il 1969 e il 1974, su progetto di Aldo Vacca Arleri e Luciano Re, vi è la Chiesa di Maria Madre di Misericordia, in via Gorizia e via Caprera, che rappresenta un complesso religioso di architettura contemporanea. Tra i servizi scolastici presenti all'interno del quartiere si ricordano la scuola elementare Mazzini (via Tripoli, corsi Orbassano, Sebastopoli), l'istituto Gesù Bambino (via Monfalcone 28), opera di Giorgio Reineri del 1957-58, significativo esempio di integrazioni di preesistenze eclettiche con architetture moderne, tra le prime e più rilevanti testimonianze del neoliberty. Tra i servizi assistenziali, di particolare rilevanza vi è l'Istituto di Riposo per la Vecchiaia, detto Ospizio dei Poveri Vecchi (corso Unione Sovietica 220), che emerge per la sua imponenza e rigorosa regolarità che si riflette sia nell'impianto planimetrico, sia nelle soluzioni compositive di facciata, la cui realizzazione è opera dell'architetto Crescentino Caselli, allievo di Alessandro Antonelli, tra il 1883 e il 1887. L'edificio, di imponenti dimensioni, costituisce la maggior stuttura muraria a fulcri con volte antonelliane, gravemente danneggiato dai bombardamenti tra il 1942 e il 1945, ospita oggi la sede di Facoltà universitarie, servizi sanitari e uffici. Le aree verdi del quartiere sono estremamente eterogenee: in alcuni casi semplici macchie di verde che interrompono la monotonia del costruito, altre volte sono giardini di grandi dimensioni, in ricordo dei parchi e dei prati di pertinenza del sistema di cascine e ville, che caratterizzavano in origine il territorio. Tra questi, emerge l'attuale parco Rignon, nel quale è immersa la cosiddetta villa Amoretti (o Rignon), arricchito dalla presenza del padiglione dell'arancera e della scuderia ad opera di G. Chevalley. Anche l'ex Piazza d'Armi, trasformata in parco nel 1974, costituisce oggi un'estesa area verde all'interno del quartiere, nota come parco dei Cavalieri di Vittorio Veneto, di forma quadrangolare, delimitata dai corsi Lepanto, Ferraris, Sebastopoli e IV Novembre. Il parco è circondato da infrastrutture sportive, tra cui si sottolinea la presenza dello stadio Vittorio Pozzo (già Mussolini), in corso Sebastopoli 115, che rappresenta uno dei primi esempi di edilizia sportiva riferita al linguaggio architettonico razionalista, inaugurato nel 1933 su progetto di Raffaello Fagnoni, Enrico Bianchini, Dagoberto Ortensi. Annessi allo stadio vi sono la Torre Maratona e lo stadio di atletica su progetto del 1933 di Brenno Dal Giudice, Gustavo Colonnetti, Aldo Vanacci. Nello stesso anno viene inaugurata anche la piscina municipale in corso Ferraris 294, su progetto di Contardo Bonicelli e dell'ing. Villanova. Tra gli edifici sportivi si ricorda ancora il Circolo della Stampa, Sporting, in corso agnelli 45, su progetto di Domenico Morelli. Di epoca più recente, nel settore dell'ex Piazza d'Armi, si segnala la costruzione nel 2005 del Palasport Olimpico (noto anche come Pala-Isozaki). Nonostante l'ambito sia caratterizzato prevalentemente da un tessuto edilizio residenziale e relativi servizi, si riconoscono anche alcuni esempi di edifici industriali correlati al contesto urbanizzato, tra cui la Stamperia Artistica Nazionale (corso Siracusa 37), costruita nel 1959-60, da Augusto Cavalleri Murat e l' A.E.M., centrale di trasformazione e conversione (corso Sebastopoli 81, corso Galileo Ferraris 266), inaugurata nel 1928 su progetto dell'ingegner Bornati. |
6. Riconoscibilità logiche insediative |
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X | Riconoscibilità del nucleo originario |
X | Presenza di stratificazioni successive/demolizioni/lacune rispetto al nucleo originario |
Indicazioni specifiche |
All'interno dell'ambito è possibile
riconoscere ancora la presenza di due cascine, che richiamano
l'originario assetto agricolo del territorio, ovvero La
Grangia, in via Ricaldone, e la cascina Roccafranca, in via
Rubino. La Grangia rappresenta un esempio tipico di cascina di
pianura, con un impianto a corte e rispettive pertinenze
recintate; l'edificio viene interessato dagli eventi legati
all'assedio del 1706 e risulta, nell'ultimo quarto del
Settecento, di proprietà del conte Capris di Ciglié. La
Roccafranca, come la Grangia, ha un valore
ambientale-documentario e ha un impianto a L a corte chiusa;
subisce vari passaggi di proprietà e trasformazioni e
ampliamenti, documentati fino agli inizi del XX secolo. Oltre a questi edifici rurali isolati, inerente al nucleo insediativo originario, si distingue inoltre l'antico tracciato della Strada di Orbassano, oggi nota come corso Orbassano. Nell'area denominata Gerbido, al confine tra il confine di Santa Rita e Mirafiori Nord, permane il tracciato dell'originaria Strada del Gerbido-Via Moncalieri, oggi tratto di via Gaidano. Nel corso del tempo quest'area è stata interessata da un progressivo processo di lottizzazione delle zone in precedenza agricole, consolidatosi in ottemperanza alle disposizioni previste dal Piano Regolatore del 1906-08 e successive varianti, che hanno regolarizzato l'infittimento urbano, definendo la prosecuzione dei principali assi viari e la realizzazione di nuove viabilità interne, definendo la suddivisione delle aree a verde pubblico e inserendo i servizi primari necessari alle esigenze dell'insediamento urbano. Il quartiere subisce inoltre le conseguenze dei fenomeni che interessano gli ambiti contigui di San Paolo, Crocetta e Lingotto, risentendo dello spostamento della nuova Piazza d'Armi, i processi di densificazione urbana e gli sviluppi industriali, configurandosi quindi come area di integrazione e connessione tra queste, connotata prevalentemente da un nuovo tessuto residenziale, libero dalla rigida lottizzazione a maglie ortogonali che caratterizzava le aree entro la cinta daziaria. |
7. Elementi di connessione con il territorio circostante |
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X | Relazioni con il sistema viario | Relazioni con il sistema idrico | |
X | Relazioni con il sistema ferroviario | Relazioni con il contesto territoriale |
Indicazioni specifiche |
Il quartiere di Santa Rita (delimitato da
via Tirreno, corso Unione Sovietica, corso Cosenza, corso
Siracusa) presenta una forte connesione con il sistema
viario, già dal suo primo insediamento, in cui emergono la
direttrice trasversale dell'antica Strada di Orbassano, oggi
corso Orbassano, e della Strada del Gerbido-via Moncalieri,
oggi tratto di via Gaidano, in prossimità al confine con
l'area di Mirafiori Nord. Le disposizioni previste dal Piano Regolatore dei primi del Novecento e successive varianti e la definizione degli ampliamenti oltre la cinta daziaria hanno favorito uno sviluppo urbano del quartiere in modo svincolato dalla griglia ortogonale che ha invece normato la lottizzazione più prossima al nucleo più antico della città. Pertanto, anche la maglia viaria risulta meno regolare, in quanto viene determinata seguendo alcune assialità trasversali, come quella di corso Orbassano o dell'importante direttrice di corso Sebastopoli e via Gorizia. Nonostante vi sia una certa libertà di lottizzazione, si identifica all'interno del quartiere,un'area maggiormente definita e ordinata da assi viari minori, paralleli a corso Sebastopoli (rispettivamente via Montezemolo, via Bene Vagienna, via Barletta, via Mombarcaro, via Mombasiglio, via Monfalcone, via Ada Negri, via Caprera) e altrettante vie parallele a via Gorizia e corso Siracusa (rispettivamente le vie Rovereto, Bistagno, Gradisca, Lesegno, Emmanuel Giovanni, via Tripoli). Si osserva come le vie che delimitano e caratterizzano il quartiere risultino determinati nella genesi dello sviluppo di Santa Rita, in quanto si configurano come forti connessioni con gli ambiti limitrofi di San Paolo, Crocetta e Lingotto: si tratta rispettivamente di via Tirreno, corso Siracusa, corso IV Novembre (che diventa poi corso Agnelli), corso Unione Sovietica, corso Cosenza. Determinanti nello sviluppo urbanistico del quartiere sono anche le due direttrici ferroviarie, di Torino-Modane e Torino-Genova. La prima, che si estende lungo corso Tirreno, costituisce il confine settentrionale tangibile dell'ambito, dividendola dal quartiere San Paolo: si rileva in questa zona un tessuto edilizio misto, maggiormente legato alle infrastrutture ferroviare e diverso da quello che contraddistingue il quartiere di Santa Rita, qualitativamente più significativo. Per quanto riguarda l'asse ferroviario Torino-Genova, il legame non è diretto; tuttavia si percepisce, attraverso i corsi Sebastopoli e nel proseguimento di corso Cosenza in corso Giambone, una volontà di connessione tra il quartiere e i servizi legati alla stazione ferroviaria del Lingotto. |
8. Vincoli e prescrizioni |
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X | P.R.G. | X | Soprintendenza |
P.P.R. | Altre tutele |
Indicazioni specifiche |
9. Norme urbanistico edilizie di attuazione |
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X | Inclusione nelle aree ZUT/ATS |
Indicazioni specifiche |
Sono segnalate come aree di trasformazione urbana le aree in prossimità dell'asta ferroviaria, in collegamento con la stazione di Porta Nuova. |
10. Descrizione e considerazioni (cronologie, comparazioni, riferimenti) |
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L'ambito di Santa Rita risulta come un
"ambito cuscinetto", poichè, compreso tra gli adiacenti ambiti
di Crocetta-San Secondo, Lingotto, Mirafiori e San Paolo,
subisce da questi influenze rispetto al processo di
lottizzazione e densificazione, come a livello della diverse
tipologie edilizie presenti. Questa commistione si evidenzia
soprattutto a ridosso dei confini con gli ambiti adiacenti: a
sud, verso Mirafiori infatti, sorgono palazzine e complessi di
edilizia popolare, in risposta alle esigenze degli
stabilimenti FIAT qui insediati, mentre a nord del quartiere
si osserva parzialmente una rete ortogonale di isolati con
edilizia alto borghese di più basso livello rispetto a quella
del contiguo quartiere Crocetta, ma con evidenti connessioni
dovute sia al prolungamento delle direttrici viarie più
importanti, sia per il processo di lottizzazione regolamentato
dal Piano del 1906-08 e varianti. Nello stesso modo, ad est, si osserva la presenza di un collegamento indiretto con la direttrice ferroviaria di Lingotto, attraverso il prolungamento dei corsi Sebastopoli, Cosenza e Montelungo. Tra le polarità più significative di Santa Rita vi è il Santuario di Santa Rita da Cascia che, non soltanto conferisce il nome al quartiere, ma diventa punto di riferimento per la comunità locale, nonchè elemento architettonico e funzionale attorno al quale si costituisce l'identità principale dell'ambito. Altrettanto significativo è il Parco Cavalieri di Vittorio Veneto, ancora popolarmente noto come Piazza d'Armi, in quanto ospitò a tale scopo l'esercito fino agli anni Sessanta, per poi diventare proprietà comunale. In seguito al passaggio, la dismissione dell'ex Piazza d'Armi consente, verso nord, un'espansione edilizia finalizzata alla riconnessione con l'adiacente quartiere residenziale signorile di Crocetta-San Secondo e, contemporaneamente, a sud la riqualificazione degli spazi verdi prospicienti l'antico stadio Mussolini (ora Stadio Olimpico), con la creazione del vero e proprio parco inaugurato nel 1973 e trasformato ancora nel 2006 in occasione delle Olimpiadi invernali con la realizzazione di una piazza pedonale. |
11a. Documentazione cartografica storica |
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Ufficio Tecnico Municipale dei Lavori Pubblici, Pianta della Città di Torino coll'indicazione del Piano Regolatore e di Ampliamento, 1906, Roma, 5 aprile 1908. ASCT, Serie 1K, Decreti Reali, 1899-1911, n.14, all. 3 e successive varianti. |
Ufficio Tecnico Municipale dei Lavori Pubblici, Pianta della Città di Torino coll'indicazione del Piano Regolatore e di Ampliamento, 1906, Roma, 5 aprile 1908. ASCT, Serie 1K, Decreti Reali, 1899-1911, n.14, all. 3, variante 1935. |
11b. Documentazione cartografica attuale |
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Piano Regolatore 1995. Tavv. 12a, 12b. 16a, 16b (Geoportale Comune di Torino). |
Ortofoto dell'ambito Santa Rita (Google Maps, 2023). |
12a. Documentazione storica |
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Il Santuario di Santa Rita da Cascia (Fonte: MuseoTorino). |
«Schieramento del reparto mobile alla “Monte Grappa”. Sullo sfondo la caserma “Gatti” (per gentile concessione Collezione Valer)» (Foto in Cadeddu, p. 49. Fonte: MuseoTorino). |
Edificio di servizio del complesso cascina Giaione, anni Ottanta del Novecento (Fonte: Immagini del cambiamento). |
Stadio Mussolini, 17 maggio 1933 (Fonte: Fondazione Torino Musei, Archivio Fotografico, Fondo Mario Gabinio. MuseoTorino). |
Vista sul 4° quartiere IACP (Fonte: MuseoTorino). |
Mercato di Santa Rita, foto Giorcelli, 1983 (Fonte: Archivio Storico della Città di Torino (ASCT, Fototeca, 10B08_091) |
12b. Documentazione attuale |
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Chiesa di Santa Rita da Cascia (Foto Studio fotografico Gonella, 2012. Fonte: MuseoTorino). |
Vista dell'ingresso sulla Caserma Montegrappa, da corso IV Novembre (Foto Silvia Bertelli. Fonte: MuseoTorino) |
Villa Amoretti, sede dell’omonima biblioteca civica, all’interno del parco Rignon (Foto di Roberto Goffi, 2010. Fonte: MuseoTorino). |
Veduta dello Stadio Olimpico, ex Stadio Comunale (Foto di Bruna Biamino, 2010. Fonte: MuseoTorino). |
La Scuola elementare Giuseppe Mazzini (Foto di Mauro Raffini, 2010. Fonte: MuseoTorino). |
Vista del 4° quartiere IACP da via Tripoli (Foto di Maria D'Amuri, 2011. Fonte: MuseoTorino). |
13. Documentazione archivistica |
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14. Documentazione bibliografica |
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15. Sitografia |
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16. Compilazione e revisione |
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Compilatore scheda: | Giulia Bergamo, Chiara Benedetti |
Data compilazione: | Settembre 2021 |
Revisore scheda: | Chiara Devoti |
Data revisione: | Ottobre 2021 |