Categoria | |
Circoscrizione / Circoscrizioni | 7 |
Quartiere / Quartieri | 7: Aurora, Rossini, Valdocco |
1. Codifica complesso |
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Scheda / Schede | M_14 |
ID Edificio | |
Collegamento a scheda | In compilazione |
Vista aerea dell'ambito Aurora (Google Maps, 2022). |
2. Ubicazione |
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Foglio PRGC | 5A, 9A, 9B |
Foglio | |
Particella | |
Cinta daziaria | Entro la prima cinta daziaria (1853-1912) |
3. Denominazione |
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Attuale | Aurora |
Storica | Borgata Aurora |
4. Periodizzazione |
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Fondazione impianto attuale |
L'attuale impianto urbano dell'area identificata come borgata Aurora, corrisponde a una fase di espansione postunitaria della città, fondata su piani di ampliamento per parti (1873, 1881), su cui, nel corso dei primi decenni del XX secolo, viene a innestarsi la griglia viaria regolare prevista dal Piano Regolatore del 1906-1908. |
Indicazioni specifiche |
In seguito allo smantellamento delle mura
cittadine, nel corso della prima metà dell'Ottocento l'area
della futura borgata, collocata tra la Dora e la cinta
daziaria del 1853 (in corrispondenza degli attuali corso
Novara e corso Vigevano), si organizza intorno all’asse
viario che attraversa la Barriera di Milano (corso Vercelli)
e quello verso la Barriera di Lanzo (tratto in via Saint
Bon). Nonostante questa fase espansiva conti la realizzazione
di alcune infrastrutture ed edifici che ancora oggi segnano il
tessuto urbanistico del macroambito, quali il ponte Mosca,
piazza Crispi, la Casa della Divina Provvidenza, la
Manifattura Gilardini e il Cimitero Monumentale (che tuttavia
appartiene al borgo contiguo del Regio Parco), l'area è ancora
connotata da elementi prevalentemente agricoli, come le grandi
cascine (per esempio, L’Aurora, che ha dato il nome alla
borgata, trasformata in opificio nel 1869) nella zona prossima
al ponte, mulini, opifici e concerie cominciano a connotare
vistosamente la successiva vocazione industriale. Si registra successivamente una fase di espansione urbana postunitaria, supportata dalle Modificazioni ed Aggiunte al Piano di ingrandimento [...] nei quartieri di Vanchiglia [...] del 1873 e dal Piano regolatore [...] oltre Dora e nella regione di Vanchiglia, decretato nel 1881, concentrata sulla realizzazione di tracciati viari regolari e nuovi ponti sulla Dora, nonché fortemente influenzata dalla ferrovia Torino-Ciriè-Lanzo (1868) di nuova costruzione, oltre che dall'insediamento di significative realtà industriali. Il piano regolatore del 1906-08 muta ulteriormente il sistema viario dell'area, privilegiando l'andamento del corso Giulio Cesare, con la parallela via Cigna e i trasversali corsi Emilia e Brescia, dando origine a una griglia ortogonale che (mediata dal sistema a raggera con il corso Palermo) si innesta su un'analoga griglia retta da via Bologna e corso Regio Parco. L'insediamento raggiunge in questa fase una significativa consistenza all’esterno delle porte del dazio, sebbene articolato su modesti interventi edilizi a completamento dei lotti preesistenti; nella zona più interna all'attuale borgata si mantiene invece più rado. Il primo quarto del XX secolo vede la progressiva saldatura organica della borgata con il territorio insediato all’esterno dell’ex cinta del 1853 e parallelamente il consolidarsi dell'edificazione anche nei settori sud-orientali. In questo periodo, il tessuto urbano, prevalentemente residenziale, si connota sempre più marcatamente per la presenza di importanti complessi industriali e il viale realizzato in via Catania, con i limitrofi isolati liberi sul fronte, definisce un accesso qualificato al cimitero. |
Data primo impianto |
Il primo impianto attestato nell'area dell'attuale borgata Aurora coincide con una fase di organizzazione rurale del territorio già in atto a partire dal XVIII secolo e riscontrabile anche nel Plan Géometrique de la Commune de Turin (1805). Il nucleo in formazione, costituito da una piccola aggregazione edilizia al di là del ponte di barche sulla Dora si attesta lungo l'asse della grande strada di collegamento extraurbana - strada di Venaria e Caselle, poi strada d'Italia - e intorno alla strada di collegamento locale a andamento irregolare del vecchio cammino di Settimo. |
5. Regime patrimoniale |
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Indicazioni specifiche |
L'ambito urbano considerato si caratterizza
per un tessuto urbano particolarmente articolato e misto, sia
formalmente sia funzionalmente. In particolare, per quanto
concerne l'architettura residenziale, questa si connota
marcatamente per lo stretto legame con la presenza di
importanti complessi industriali e si concretizza in case di
ringhiera, inframezzate da esempi di architettura liberty,
realizzati tra il XIX e XX secolo e da (pochissimi) edifici
dell' ultimo ventennio. Si riconoscono in particolare edifici
residenziali destinati all'affitto, ospitanti eventualmente
negozi (corso Giulio Cesare lato ovest, corso Emilia 5), e
edifici residenziali destinati all'affitto con fronti di
rilevante sviluppo (lungo Dora Firenze 27; corso Brescia 38;
corso Giulio Cesare fronte est, lungo Dora Napoli angolo corso
Giulio Cesare). Il legame tra l'architettura residenziale e la vocazione industriale dell'area si traduce in maniera particolarmente significativa nella presenza di emplematici complessi di edilizia popolare come il quartiere Q1, già " Chiabotto delle merle" eretto nel 1908 tra via Cuneo 30 e via Damiano 33, e i quartieri QM11 e QM12 costruiti per volontà del Comune tra il 1949 e il 1950 nel settore definito da via Aosta 31-37 e via Denza 12-18. Nonostante questa predominanza, non mancano anche esempi di architetture di civile abitazione dalla connotazione diversa: tra questi si ricordano l'edificio di via Cecchi 63, di gusto classicheggiante, riconducibile all'ambito di Luigi Formento, l'eclettica Casa Muller in via Reggio 4, la cui costruzione inizia nel 1883 su progetto di Pietro Carrera per venire poi più volte rivista, gli edifici dei primi anni del Novecento costruiti in via Cigna 83 e 85 in un linguaggio liberty geometrizzato, ma anche Casa Colongo in via Catania 35 costruita su progetto datato 1904 dell'ing. A. Vandone di Cortemiglia e le case della Compagnia Anonima di Assicurazioni in corso Giulio Cesare 42-54 progettate da Emilio Decker negli anni Trenta del Novecento e, infine, il complesso di case in via Buscalioni e via Messina, datate 1920-1940. Estesa la presenza nel tessuto di fabbricati per la produzione industriale e per i servizi, che testimoniano la storia del settore settentrionale di Torino, in cui l’insediamento di attività produttive coinvolge dai primi anni del Novecento non solo la borgata Aurora, bensì anche altre zone della città in espansione, come le adiacenti borgate Montebianco e Monterosa (note assieme come "Barriera di Milano", e il borgo Regio Parco (da Borghi e Borgate, p. 282). Tra i complessi industriali più significativi, anche se in parte dismessi o demoliti, si contano importanti testimonianze di architettura, anche autoriale, tra cui alcune architetture di Pietro Fenoglio come lo stabilimento FIAT Grandi Motori già fabbrica Ansaldi (via Cuneo via Mondovì - ora Damiano), edificato nel 1899, l'ex Fonderia Ballada, nell'isolato tra corso Verona e le vie Perugia, Modena, in linguaggio liberty ecletticheggiante e risalente al 1906, come l'industria Carte da parati già Barone, nell'isolato tra corso Vigevano e le vie Cigna, Pinerolo, Piossasco, di gusto art nouveau, o l'ex Stabilimento cinematografico Ambrosio (via Mantova 34, 36 lungodora Firenze) del 1912. Ai primi anni del XX secolo risalgono anche lo stabilimento FIAT Grandi Motori, in corso Vercelli, edificato su progetto di Giacomo Mattè Trucco nel 1905 e ampliato su progetto ingegner Chiesa nel 1926 e la Centrale elettrica ENEL già SEAI in via Bologna 22, realizzata nel primo decennio del Novecento su impianti precedenti. Tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento la borgata si arricchisce di ulteriori apparati industriali tra cui il complesso OSRAM, poi Ecoitalia, localizzato nell'isolato tra le vie Giaveno e Piossasco e le infrastrutture della ferrovia Torino-Ciriè-Lanzo, la Centralina AEM (via Alessandria 18) progettata nel 1919 in gusto art-decò, le Officine Nebiolo, situate tra via Bologna, corso Novara e via Como, risalenti al secondo ventennio del XX secolo e atte a ospitare la fabbrica di caratteri tipografici Narizano fondata nel 1852, ma anche il Lanificio Colongo (isolato tra corso Verona 57, vie Cagliari, Buscalioni, lungodora Firenze) realizzato in più fasi tra gli anni dieci e trenta del Novecento, il Magazzino militare già Gallettificio (via Modena 9, 11) e il complesso CEAT (corso Palermo 1, 2), eretto negli anni tra le due guerre. Grazie alla sua posizione semicentrale borgata Aurora risulta ben servita da linee di trasporto e servizi (questi non sempre sono collocati all’interno dell’area, ma risultano comunque facilmente raggiungibili). In particolare nel quartiere trovano collocazione numerosi edifici legati all'architettura scolastica, tra cui: la scuola elementare Parini, situata tra corso Brescia, corso Giulio Cesare e via Chivasso, eretta per volontà del Comune su progetto ingegner Pecco nel 1881, la scuola materna, già asilo Principe di Napoli, in via Alessandria 2, costruita nel 1880 dall'architetto G. B. Ferrante e la scuola materna in lungodora Firenze 51, ospitata in un edificio residenziale del 1890, progetto ingegner Cigolini. Per quanto concerne architetture connesse a servizi diversi si ricordano in Aurora, per gli edifici legati al culto, l'Istituto Povere Figlie di S. Gaetano (lungodora Napoli 76) di gusto liberty, il cui corpo principale è edificato su progetto di G. B. Benazzo nel 1907, mentre l’ala sinistra e la chiesa risalgono agli anni 1927 e 1929, e per gli edifici inerenti i servizi sanitari, l'Astanteria Martini in largo Cigna 74, ospedale edificato dal 1920, progetto ingegner Sgarbi e dismesso negli anni Novanta del Novecento. Il quartiere risente di una carenza di verde e di spazi pubblici, in quanto dotato principalmente di giardini di piccola o media dimensione, attrezzati per usi ricreativi: i giardini Alimonda, a ridosso del patrimonio ATC di via Aosta, i giardini Madre Teresa di Calcutta (tra corso Vercelli e corso Giulio Cesare), i giardini di via Cecchi angolo via Piossasco, i giardini di via Saint Bon e i giardini di via Como. Caso particolare è la piazza Verde, al centro dell’area direzionale della Lavazza, uno spazio privato a uso pubblico. Tuttavia nelle dirette vicinanze di borgata Aurora si riscontra la presenza di aree verdi di maggiori dimensioni, a servizio anche della popolazione del quartiere: il Parco Dora; il giardino Marino Ferraro, tra corso Ciriè e via Cigna; il giardino Giuseppe Saragat, nei pressi di via Pacini; il parco Aurelio Peccei, tra via Valprato, via Cigna e piazza Ghirlandaio e i Giardini Reali. A differenza di altri quartieri della città, Aurora non ha una piazza centrale e il fulcro della vita sociale del quartiere ruota attorno al mercato di Porta Palazzo. È, tuttavia, possibile trovare larghi e incroci, come largo Brescia, largo Cigna, largo Palermo e largo Regio Parco, la piazzetta tra via Alessandria e via Bologna e l’incrocio tra corso Giulio Cesare e corso Emilia. Considerata la diretta e costante relazione tra il settore urbano di Aurora e il fiume Dora, parte fondamentale del patrimonio architettonico dell'area è costituito proprio dalle infrastrutture che mediano la relazione tra l'edificato e il corso d'acqua, quali i numerosi ponti: Duca degli Abruzzi, sull’asse di via Cigna, progetto Hennebique, 1908 (impresa Porcheddu); Clotilde di Savoia, sull’asse di corso Vercelli, realizzato nel 1880; ponte ferroviario sull’asse di via Saint Bon, costruito nel 1868, poi sostituito nel 1982; Ponte Mosca, sull’asse di corso Giulio Cesare, progetto Carlo Bernardo Mosca, 1823; ponte Bologna, in asse alla via omonima, 1911 (impresa Porcheddu); Rossini, in asse a via Reggio, 1927; Carlo Emanuele I o “del Colombaro”, in asse a corso Novara, progetto 1915-19; a questi si aggiunge il sistema di regimentazione del corso della Dora (murazzi) sul lungodora Napoli. |
6. Riconoscibilità logiche insediative |
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X | Riconoscibilità del nucleo originario |
X | Presenza di stratificazioni successive/demolizioni/lacune rispetto al nucleo originario |
Indicazioni specifiche |
L'impianto urbano della borgata,
caratterizzato da una trama principale definita da direttrici
viarie, per lo più radiali, su cui viene a agganciarsi una più
fitta maglia di vie secondarie che origina isolati dalle
dimensioni e forme molto diverse, ospita fabbricati di varia
volumetria, sia nell’estensione, sia nell’altezza, che vanno
dalle minute case unifamiliari tipiche della borgata, ai
palazzi residenziali composti da quattro a sei piani, ai
quartieri di edilizia popolare, a grandi complessi industriali
e di servizio. La varietà dei tessuti edilizi, riconoscibili nell'area di borgata Aurora, si compone infatti di residui dell'organizzazione tardo settecentesca localizzati in testa al ponte Clotilde di Savoia (sostituito nel 2000 dal ponte Domenico Carpanini), sistemati all'innesto di corso Vercelli (antica Strada d'Italia) e inglobati nella successiva pianificazione urbanistica della seconda metà dell'Ottocento con tessuti aggregativi continui e lineari, sviluppati prevalentemente lungo i fronti viari oppure organizzati a corte e spesso in stretta relazione con le principali strutture industriali. Tale fase espansiva integra infatti strutture precedenti, definendo un assetto urbano ascrivibile allo sviluppo industriale tardo ottocentesco della città, e risulta caratterizzata dalla presenza del ponte ferroviario sulla Dora, dall'architettura fluviale dei lungodora di forte connotazione ambientale e con legami strutturali con la città in punti nodali costituiti dai numerosi ponti e la cui immagine corrisponde all'espansione urbana sviluppata lungo assi e direttrici storiche. Ulteriori brani di tessuti aggregativi, continui e lineari sviluppati lungo i fronti viari, svolgono, secondo le logiche del Piano Unico Regolatore e d'Ampliamento del 1906-1908, un ruolo di cucitura e armonizzazione tra gli insediamenti residenziali precedenti, l'ingombrando realtà di attività industriali, la presenza di un tratto della ferrovia Ciriè-Lanzo e delle diverse infrastrutture legate al fiume. Proprio lungo la sponda sinistra della Dora si osservano alcune parti della borgata che si connotano per una particolare interazione tra edilizia residenziale (con tipi edilizi disparati) e di attrezzature per la produzione e per i servizi, organizzato su un impianto viario di tipo geometrico con deflessioni, che media l'innestarsi di alcune strade sul lungodora tramite larghi in forma di semirondò. Percorrendo il corso della Dora si incontrano a questo proposito via Saint-Bon con il taglio urbano creato dal binario della ferrovia Torino-Ceres e il relativo capolinea arretrato; l’isolato compreso fra il lungodora Napoli e i corsi Vercelli, Emilia e Giulio Cesare dove si cela la città ottocentesca non centrale, in particole negli interni dei cortili; via Aosta, significativo esempio della connessione tra edilizia residenziale e produttiva; lungodora Firenze, con una serie di edifici già industriali e per servizi, che si alternano a bassi fabbricati; il semirondò di via Reggio con le relative pertinenze edilizie e la forma di semirondò di largo Regio Parco su cui si attesta l'omonimo corso, il quale, malgrado le intrusioni edilizie, ha un interessante aspetto di allea, ed è fiancheggiato da tipi edilizi vari e significativi. Il settore compreso tra corso Regio Parco e lungodora Firenze presenta caratteri omogenei e affini a quelli riscontrabili, almeno in parte, nell’adiacente borgo Vanchiglia. Si individua infatti un ambito urbano che si distingue dal resto della borgata, sia nel proporre una prevalenza di edifici residenziali, incardinati su viali alberati e slarghi a semiesedra caratterizzati da palazzi progettualmente eleganti, sia per essere stato di recente oggetto di una attenta riqualificazione ambientale. In Aurora è tuttavia possibile riconoscere anche alcuni elementi del tessuto originario della borgata, come nel caso dell’isolato compreso fra corso Verona e le vie Foggia, Modena e Perugia che conserva, nonostante le demolizioni, molti dei tratti originari. La matrice industriale della borgata si identifica chiaramente nei grandi edifici e articolati complessi industriali, che risultano per la borgata e per l’intero settore una presenza di forte caratterizzazione, costituendo spesso i fulcri visivi e funzionali dello spazio urbano. Come già evidenziato, infatti, l'edilizia residenziale, proprio perchè originariamente concepita in gran parte per accogliere i lavoratori legati alle attività produttive e quindi al servizio di queste, assume un ruolo secondario nella costituzione dell’immagine ambientale. Dall'accostamento tra grandi edifici per l'abitare e altri per il lavoro, il tessuto della borgata si concretizza come la sommatoria non programmata di singoli interventi architettonici, e spesso mostra contrasti tra forme e volumi. Per completezza nel delineare i vari aspetti di un tessuto urbano così ricco e misto, si segnalano anche l’enclave denominata "Borgata delle Merle", poi demolita, e l’area di rispetto del Cimitero monumentale, con spazi per diversi usi legati all’attrezzatura cimiteriale. |
7. Elementi di connessione con il territorio circostante |
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X | Relazioni con il sistema viario | X | Relazioni con il sistema idrico |
X | Relazioni con il sistema ferroviario | Relazioni con il contesto territoriale |
Indicazioni specifiche |
L'ambito urbano considerato - delimitato
dal fiume Dora Riparia (lungodora Napoli), via Cigna, corso
Vigevano, corso Novara, fiume Dora Riparia (lungodora Firenze)
- presenta una forte connessione con il sistema viario, sin
dalla sua prima formazione, in particolare per la presenza
delle direttrici storiche di sviluppo urbano, costituite da
tratti significativi dell'antica Strada di Venaria e Caselle
(poi occupata dalla ferrovia Ciriè-Lanzo), dallo stradone di
Vercelli (poi d'Italia, poi corso Vercelli), dal corso Ponte
Mosca (oggi corso Giulio Cesare) e tracce del tratto iniziale
della vecchia strada di Settimo. Il sistema di infrastrutture
costituito dalla trama viaria e dalla linea ferroviaria si
rivela già dal XIX secolo un elemento catalizzatore per
l'addensarsi dell'aggregato urbano, nel susseguirsi delle le
fasi di costruzione della borgata. Nonostante la
localizzazione interna alla prima cinta daziaria, la borgata
presenta oggi un reticolo viario con orientamento alternativo
rispetto a all'area centrale della città, in quanto si
rilevano delle deformazioni della geometria dell'andamento
viario più coerenti con le reti stradali delle zone urbane
fuori cinta. Le principali direttrici su cui viene a
costituirsi la trama urbana sono rappresentate dall'attuale
corso Giulio Cesare (in origine corso Ponte Mosca) e corso
Regio Parco (tracciato sull'omonima antica strada), i quali
determinano due assetti viari ortogonali, il cui accostamento
avviene lungo l'odierno corso Palermo che rappresenta
un'ulteriore direttrice progettata, diagonale e rettilinea.
Proprio grazie all'inclinarsi della maglia urbana, corso
Palermo,incrocia via Bologna e corso Brescia, dando vita al
largo Brescia, importante nodo per il traffico cittadino. Su questo
disegno d'impianto caratterizzato dalla
presenza di diverse vie a intenso traffico veicolare -
direttrici viarie per lo più radiali - si innesta un reticolo
autonomo di vie secondarie configurato a scacchiera creando
isolati dalle dimensioni e forme molto varie. Grazie ai numerosi ponti sulla Dora (come il Ponte Mosca, il Ponte Maria Clotilde e il Ponte Bologna) la borgata Aurora presenta ancora oggi collegamenti storici con l'ambito Borgo Dora e Balón, favoriti anche dall'andamento della linea ferroviaria Torino-Ciriè-Lanzo. Proprio il trincerino dell’ex ferrovia, insieme al grosso vuoto delle ex-OGM, separa invece ancora oggi dal resto del quartiere l’area compresa tra corso Principe Oddone, lungodora Napoli, via Cigna e corso Vigevano, comparto fortemente legato al passato industriale della zona. Tuttavia, attualmente, con l’interramento del sedime ferroviario e la ricucitura della città tra est e ovest con i progetti delle Spine del Piano Regolatore, il quartiere è diventato un importante snodo tra centro e periferia. Un'ulteriore realtà che unisce e dona continuità a tutta l’area, presentandosi anche come elemento di saldatura tra ambiti urbani confinanti, è costituito dal Lungo Dora che media la relazione con la Dora che divide da un lato borgo Dora-Valdocco e dall’altro borgata Aurora, e lambisce i confini di borgo Rossini. Tutto il comparto urbano, da borgata Aurora a borgo Rossini, si snoda infatti lungo il tratto cittadino rettilineo più lungo del fiume. Negli ultimi anni parte del fiume, nell’area di Spina 3, è stato oggetto di interventi di rinaturalizzazione delle sponde. Ad oggi, il lungo percorso pedonale e ciclabile di lungo Dora che attraversa il quartiere presenta caratteristiche molto differenti e usi diversi nei vari tratti. A ovest, la Città sta ultimando i lavori di stombatura del fiume, completando il Parco Dora e, in questo primo tratto, da corso Principe Oddone fino a corso Vercelli, il lungo fiume è utilizzato soprattutto per la mobilità ciclabile. Con la fine dei lavori in Spina 3 questo tratto di fiume potrà rappresentare una importante porta di accesso al Parco, contribuendo a ricucire la parte ovest e est della città. La Dora si presenta quindi come un elemento morfologicamente e funzionalmente importante in questo territorio: ne definisce, a seconda dei tratti, diversi ambienti urbani, e genera, a seconda dei punti delle sue sponde, problemi, ma anche occasioni urbane interessanti. Il fiume ha avuto un ruolo fondamentale nel passato di borgata Aurora, sin dal XVI-XVIII, quando già veniva sfruttata la sua motrice, facendo nascere numerose attività lungo le sue sponde per poi assecondare lo sviluppo industriale e urbano lungo tutta la prima metà del Novecento, uno sviluppo che ne ha però in parte degradato le condizioni ambientali. |
8. Vincoli e prescrizioni |
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X | P.R.G. | X | Soprintendenza |
P.P.R. | Altre tutele |
Indicazioni specifiche |
9. Norme urbanistico edilizie di attuazione |
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X | Inclusione nelle aree ZUT/ATS |
Indicazioni specifiche |
Nel settore considerato, il PRG vigente della Città di Torino classifica numerose Zone Urbane di Trasformazione, rispettivamente indicate come: 5.13, 5.22, 9.1, 9.8, 9.9, 9.10, 9.11, 9.12, 9.25, 9.30, 9.31, 9.33. |
10. Descrizione e considerazioni (cronologie, comparazioni, riferimenti) |
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In corrispondenza dell'attuale borgata
Aurora, già nel XVII secolo lungo la Dora, anche grazie alla
presenza dell'unico ponte sul fiume dal periodo medievale,
diversi mulini producono macinati e l'acqua favorisce la
nascita di concerie, seterie, canapifici, battitori per lavare
i panni. Aurora si afferma successivamente come il più esteso
quartiere operaio della città, venendo a definirsi come vera e
propria borgata nell’oltre Dora, compresa tra i borghi
Valdocco, Dora e Vanchiglia, sorti nella zona a nord della
città entro la bastionata e ricompresi entro la prima cinta
daziaria del 1853. Tale situazione ne ha definito il ruolo
cardine tra la configurazione organizzativa della città più
antica e di quella di nuova formazione, portando l’area a
divenire uno snodo per la rete dei collegamenti viari urbani
ed extraurbani. In quanto interna alla prima cinta daziaria,
la borgata è parte di un esteso e articolato territorio,
chiamato Barriera di Milano: viene infatti considerata
“barriera” un’unità di borgate, e nello specifico la barriera
viene intesa quale passaggio aperto nella cinta daziaria, e la
borgata quale aggregato edilizio localizzato attorno al
passaggio della barriera (da Borghi e borgate). Come già ricordato, tra fine Ottocento e inizio Novecento, vengono realizzati nuovi ponti sulla Dora, si implementano le principali arterie stradali del quartiere (corso Vercelli, corso Regio Parco, via Bologna e via Francesco Cigna) e arriva la ferrovia con la stazione Dora e lo scalo merci. Aurora vede quindi un incremento di accessibilità senza pari che, insieme alla disponibilità di spazi e alla vicinanza al centro cittadino, la definisce come area favorita per l’insediamento di nuove attività industriali e per l’espansione urbana. All’inizio del Novecento, quando il contesto torinese conosce un enorme interesse per l'industrializzazione, Aurora diventa uno dei primi e principali quartieri industriali e operai. La presenza di industrie genera l’afflusso di un significativo numero di lavoratori immigrati alle cui esigenze abitative diventa necessario rispondere con soluzioni a basso costo e servizi pubblici di minima. Il Municipio e l’Istituto Autonomo Case Popolari sono quindi chiamati a realizzare diversi complessi di case di edilizia economica popolare, in particolare lungo corso Novara, via Cuneo e via Aosta. Esaurita la spinta industriale, il quartiere si svuota progressivamente delle principali realtà industriali, favorendo il nascere di molte piccole imprese (artigiane, commerciali e di servizi) e parte dei suoi abitanti storici lascia il posto a nuovi cittadini, soprattutto immigrati. Si tratta quindi di un macroambito in costante trasformazione, la cui fisionomia subisce cambiamenti anche in epoca molto recente grazie alla vicinanza della Spina 2, del Parco Dora e dell'area sovente denominata "Quartiere Rossini". Ulteriori cambiamenti sono riscontrabili nello sviluppo crescente che negli ultimi anni ha avuto quest’area, interessata da fenomeni di gentrificazione legati in parte alla presenza del nuovo centro direzionale Lavazza e al Campus Einaudi. Tuttavia, tra le zone che sembrano rivestire attualmente un interesse più mitigato, si ritrova il lungo fiume in direzione est, nel settore compreso tra via Bologna, lungodora Firenze, corso Regio Parco e corso Novara, che nella percezione appare più come una zona di transizione tra Aurora e Rossini che un’area ben definita. Inoltre il tema dei grandi vuoti urbani, dovuti soprattutto a industrie dismesse, ma anche a servizi non più in uso, rimane ancora oggi per Aurora uno dei temi e delle sfide più connotanti. In alcuni casi le aree sono state oggetto di riconversione, come ad esempio l’area dell’ex Gruppo Finanziario Tessile (GFT), su cui sono sorti un giardino pubblico, edifici residenziali e uffici, o l’area dall’exTobler, attualmente occupata da residenze e uffici, o la fabbrica OSRAM – già Fabbrica Lampade Radio – ristrutturata nel 2015 e ora in attesa di destinazione. In altri il recupero è stato solo parziale (come l’edificio dell’ex Fonderia Nebiolo), mentre altri ancora rimangono in stato di più o meno parziale abbandono (la Conceria Gilardini, l’ex-Astanteria Martini, l’Ospedale Maria Adelaide e le Officine Grandi Motori). |
11a. Documentazione cartografica storica |
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Antonio Rabbini, Mappa originale del Comune di Torino, detta “Catasto Rabbini”, 1866. ASTO, Riunite, Finanze, Catasti, Catasto Rabbini, f. XIII. |
Comune di Torino, Piano Topografico del Territorio ripartito in Frazioni e Sezioni di Censimento, 1911. ASCT, Tipi e disegni, 64.8.17. |
Ufficio Municipale dei Lavori Pubblici, Pianta di Torino coll’Indicazione dei due Piani Regolatori e di Ampliamento rispettivamente delle Zone piana e collinare adottati dal Consiglio Comunale nel 1913, colle Varianti approvate successivamente sino a Maggio 1915, 1916. ASCT, Tipi e disegni, 64.6.8. |
Ufficio Tecnico Municipale dei Lavori Pubblici, Pianta di Torino coll’Indicazione dei due Piani Regolatori e di Ampliamento rispettivamente della Zona piana […] e della Zona collinare […] aggiornati colle Varianti deliberate successivamente sino a Giugno 1935 (terza variante piano 1908). ASCT, Tipi e disegni, 64/7/8/1-8. |
11b. Documentazione cartografica attuale |
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Piano Regolatore 1995. Tavv. 5a, 9a, 9b (Geoportale Comune di Torino). |
Ortofoto dell'ambito Aurora (Google Maps, 2022) |
12a. Documentazione storica |
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Quartiere 1° già «Chiabotto delle Merle» (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
Casa Muller (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
Ceat, 1956 (Archivio Storico Città Torino, GDP sez I 1331A_001. Fonte: MuseoTorino). |
Stabilimento FIAT Grandi Motori, Via Cuneo (Via Carmagnola). Effetti prodotti dai bombardamenti dell'incursione aerea del 13 luglio 1943 (UPA 3641_9E01-33. Archivio Storico della Città di Torino/Archivio Storico Vigili del Fuoco. Fonte: MuseoTorino). |
Astanteria Martini (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
Ospedale Luigi Einaudi, Astanteria Martini (Foto degli anni Novanta. Archivio Storico della Città di Torino. Fonte: MuseoTorino). |
Ponte Duca degli Abruzzi (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
Vista sul Ponte Carlo Emanuele I, detto anche Ponte del Colombaro (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
12b. Documentazione attuale |
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Veduta aerea del primo Quartiere IACP (Foto di Michele D'Ottavio, 2011. Fonte: MuseoTorino). |
Ex Ceat, Sede Italgas Eni (Foto di Gianluca Beltran Komin, 2015. Fonte: www.immaginidelcambiamento.it). |
FIAT Grandi Motori da corso Vercelli (Foto di Paola Boccalatte, 2014. Fonte: MuseoTorino). |
Ospedale Luigi Einaudi, ex Astanteria Martini, locali in disuso (Foto di Angela Caterini, 2015 in www.immaginidelcambiamento.it. Fonte: MuseoTorino). |
Ponte Duca degli Abruzzi (Foto di Edoardo Vigo, 2012. Fonte: MuseoTorino). |
Il retro del Lanificio Colongo, ora sede de La Casa dei Produttori, lungo via Cagliari (Fotografia L&M, 2011. Fonte: MuseoTorino). |
13. Documentazione archivistica |
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14. Documentazione bibliografica |
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15. Sitografia |
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16. Compilazione e revisione |
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Compilatore scheda: | Chiara Benedetti |
Data compilazione: | Ottobre 2021 |
Revisore scheda: | Chiara Devoti, Giulia Bergamo |
Data revisione: | Gennaio 2022 |