Categoria | |
Circoscrizione / Circoscrizioni | 7 |
Quartiere / Quartieri | 21: Madonna del Pilone |
1. Codifica complesso |
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Scheda / Schede | M_17 |
ID Edificio | |
Collegamento a scheda | In compilazione |
Ortofoto del macroambito Sassi-Rosa (Google Maps, 2022). |
2. Ubicazione |
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Foglio PRGC | 5B, 6, 9B, 10A |
Foglio | |
Particella | |
Cinta daziaria | Sassi è parzialmente compresa tra la prima e la seconda cinta daziaria e parzialmente esterna alla seconda; Rosa è esterna alla seconda cinta daziaria. |
3. Denominazione |
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Attuale | Sassi-Rosa |
Storica | Borgate Sassi e Rosa |
4. Periodizzazione |
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Fondazione impianto attuale |
Sassi: L'impianto attuale del quartiere
deriva dalla disposizione priva di una pianificazione normata
del nucleo originario della borgata ottocentesca, poi
trasformato e consolidatosi secondo una maglia radiale, più
conforme alle pendenze pedecollinari, definita dal Piano
Regolatore del 1906-08 e successive varianti. Rosa: L'aspetto attuale del quartiere, coevo a quello di Sassi, è il risultato di un processo di inurbamento dell'originario nucleo borghigiano sorto lungo l'asse di corso Casale, poi normato e meglio definito dai piani di ampliamento oltre la seconda cinta daziaria del Novecento. |
Indicazioni specifiche |
Sassi: L'area in cui si sviluppa la borgata
Sassi, si configura come un pendio relativamente ripido che
domina l'ansa del Po in corrispondenza della confluenza con la
Dora, estendendosi dalla fine delle valli di Mongreno e del
Cartman e tra Borgata Rosa e Madonna del Pilone. A metà
dell'Ottocento sono stati ritrovati, nei pressi di un'antica
cava di terra da mattoni, dei reperti risalenti al Neolitico,
probabilmente riferibili a nuclei familiari di
raccoglitori-cacciatori Liguri-Piemontesi che si spostavano
lungo le dorsali e le foreste collinari. A causa della
posizione strategica dell'area, che si estende su un pendio
che sormonta il tratto del fiume Po, in corrispondenza con la
confluenza con la Dora e che permette il controllo dei
principali accessi per Chieri e la vicinanza con una grande
zona boscata, sin dal Medioevo si registra la presenza di un castrum (di cui oggi non pervengono lacerti), appartenente alla
famiglia Necchi, che godeva dei diritti di pesca e navigazione
lungo un tratto del Po. Nonostante la presenza di numerosi insediamenti nel corso del tempo, precedentemente allo sviluppo della borgata ottocentesca, si attesta la presenza di numerose vigne e ville, come dimore collinari di famiglie illustri, a dimostrazione della vocazione rurale signorile dell'area, in cui persiste una forte connessione territoriale. La presenza delle vigne si attesta già a aprtire dal XVI secolo, per poi subire alcune trasformazioni edilizie nel XVIII e XIX secolo. La nascita della borgata nella zona precollinare dipende fortemente dal flusso di traffico lungo l'asse di corso Casale (noto come strada nazionale di Casale), che diviene il fulcro lungo il quale si collocano i primi aggregati edilizi, così come lungo la strada comunale di Mongreno. Per quanto riguarda la zona collinare, invece, il tracciato della seconda cinta daziaria delimita il territorio che, sebbene mantenga rapporti commerciali e produttivi con la città, è connotato da edilizia residenziale estensiva sporadica e di livello, ma priva dei caratteri borghigiani. Oltre la cinta daziaria invece si individuano alcuni edifici residenziali di alto rango edificati tra Otto e Novecento. Il primo nucleo della borgata Sassi risulta localizzato in corrispondenza dell'intersezione tra le strade comunali di Mongreno e Superga; il toponimo proviene dalla Chiesa Paroisse de Sassi, identificata in catasto dei primi anni dell'Ottocento, in cui si osserva l'area connotata da una vocazione agricola, con campi, prati e vigne, attraversata dall'arteria principale della strada per San Mauro. Verso la seconda metà dell'Ottocento, a nord-ovest della strada di Casale si individuano solo alcuni edifici sparsi, mentre sono più evidenti e numerose le cascine e le vigne che costellano il territorio. L'assetto agricolo permane ancora fino alla fine dell'Ottocento, con un attivo sistema di cascine e rispettive pertinenze; nella fascia pedecollinare si identificano l'antica chiesa parrocchiale e il nucleo noto come I Tessitori all'inizio della strada del Mongreno. Nei primi anni del Novecento la borgata è mediamente sviluppata, sebbene si estenda secondo un impianto urbanistico non organizzato, con alcuni nuclei minori di costruito localizzati anche all'ingresso delle strade comunali di Mongreno e Cartman. In seguito alle disposizioni adottate dal Piano Regolatore del 1906-08, l'area subisce alcune trasformazioni, tra cui la realizzazione della nuova cinta daziaria nel 1912 che include anche borgata Sassi e il Piano Regolatore successivo che determina la divisione dell'area in zona piana e collinare. Secondo questa divisione, il settore piano viene assoggettato alla normativa vigente nell'area sinistra del Po e dunque aggregato in un unico strumento urbanistico (1915); l'area collinare invece viene inclusa nel piano solo tre anni dopo. Nella carta del Piano del 1915 si osserva una pianificazione impostata su un sistema radiale a grandi maglie nella zona extra cinta e la presenza dell'area verde del cimitero di Sassi, situata davanti al progetto del porto fluviale, mai realizzato. Nei primi decenni del Novecento inoltre viene riorganizzato il sistema viario interno alla cinta del 1912, in cui viene realizzato un sistema di piazze squadrate (Pasini, Ponte Barra, Giacomo Modena) e tondeggianti (Giovanni dalle Bande Nere), attorno alle quali si sviluppa il sistema a maglie radiali, fatta eccezione per l'area collinare. In questo periodo l'insediamento è consolidato e dotato dei servizi principali, specialmente lungo la strada di Mongreno e Superga, che ospita la stazione, capolinea della ferrovia funicolare di Superga e poi della tranvia a dentiera. La presenza della tranvia diviene un ulteriore elemento attrattore per la realizzazione di nuovi agglomerati edilizi a integrazione dell'insediamento. Fino al 1930 la borgata si estende entro il limite della cinta daziaria: il nucleo centrale è tagliato da un reticolo viario a grandi maglie, collegato alle altre aree della città. I piani di ampliamento in questa zona non concorrono più a progettare spazi coesi né a identificare assialità specifiche e identitarie, creando quindi piazze e larghi che risultano più come nodi viari, privi di qualità architettonica e progettuale. Con la soppressione nel 1930 della seconda cinta, le ex barriere daziarie si configurano come spiazzi indiferrenziati, privi di una connotazione di riconoscibilità e valorizzazione dell'insediamento. Rosa: L'origine dell'insediamento nell'ambito è strettamente legata a quello adiacente della borgata Sassi, poichè sono di formazione coeva e condividono le medesime caratteristiche ambientali. Come riportato da alcune fonti, sembrerebbe che quest'area fosse connotata da condizioni ambientali favorevoli all'insediamento, data la vicinanza con la confluenza della Dora nel Po, la presenza di boschi e la protezione naturale dei rilievi collinari, pertanto caratterizzata dalla presenza di insediamenti fin dall'antichità. Nello specifico, quest'area era percorsa in età romana dalle vie che costeggiavano il Po, che sarebbero diventate tratti annessi alla via francigena in età medievale; si afferma infatti la presenza di un'antica fortificazione del XI secolo, nota come Ad Muschias o Castrum Musclarum, dove i posseidenti torinesi possedevano terreni, ville e il controllo sulle aree limitrofe al fiume. Quest'area, come l'adiacente Sassi, diviene successivamente, a partire dal XV-XVI secolo, il luogo ideale in cui si instaura un sistema attivo di cascine di dimensioni ragguardevoli e vengono realizzate numerose ville e vigne signorili, conferendo alla zona una vocazione agricola di un certo livello. Nonostante l'organizzazione dell'area, prevalentemente rurale, si individuano i primi agglomerati edilizi lungo alcune direttrici viarie, che si consolidano agli inizi dell'Ottocento, primo tra tutti l'originario nucleo della borgata che si assesta lungo l'asse di corso Casale. Sul lato destro del corso, infatti, viene citato da alcune fonti, un gruppo di case denominato Tetti Rosa, di proprietà della famiglia Rosa, che aveva installato una fornace per la fabbricazione dei mattoni, da cui probabilmente prende il nome la borgata. Altre fonti sostengono che il nome derivi dalla presenza di una villa di campagna, nota come Villa Rosa, a nord di corso Casale, perno attorno alla quale si sviluppa la borgata. Durante la seconda metà dell'Ottocento si assiste quindi a un processo di inurbamento, ancora non regolamentato, in quanto l'area rimane esterna alla cinta daziaria e parzialmente isolata dalla città, sebbene intrattenga con il centro rapporti di carattere manifatturiero e commerciale. Fino al 1879, infatti, prima della costruzione del ponte di corso Regina, l'unico ingresso alla città dalla parte collinare era il ponte della porta del Po (piazza Gran Madre). Per sopperire dunque alla carenza di collegamenti, erano molto attivi tre traghetti fluviali (rispettivamente uno alla Madonna del Pilone, uno a Sassi e uno a borgata Rosa), di cui quello di collegamento con borgata Rosa era noto come traghetto delle Tabacchine, perchè usato frequentemente dai lavoratori per raggiungere la sede della manifattura tabacchi in corso Regio Paerco, da parte oppista rispetto al corso del fiume. Nello stesso contesto, verso gli ultimi decenni dell'Ottocento, si realizzano le linee tranviarie (Società Torinese dei Tramways), funzionali al miglioramento della viabilità nel tratto della strada nazionale Torino-Casale, tra la riva destra del Po e la collina. Dopo al 1930, con lo smantellamento della seconda cinta daziaria, si assite a un processo di inurbamento che coinvolge le strade foranee preesistenti, i nuovi tracciati ortogonali a corso Casale e gli incroci viari che cercano di definire maggiormente l'insediamento. In questo periodo infatti si osserva la presenza di nuovi agglomerati lungo la strada del Meisino, oltre che all'ormai consolidato nucleo preesistente lungo la strada di Casale, della borgata Rosa. |
Data primo impianto |
Sassi: Alcune fonti definiscono quest'area
come sito a cui risalgono le prime testimonianze di
insediamenti umani a Torino (si segnalano infatti ritrovamenti
del Neolitico e di mulini e fornaci di diversi periodi
storici). La posizione strategica dell'area, che consente un
controllo diretto sul Po, sull'adiacente bosco del Meisino e
sugli accessi verso Chieri, diviene inoltre il luogo ideale
per l'insediamento, infatti si segnala la presenza di un
castrum medievale, luogo dal quale poi si svilupperà la futura
borgata nell'Ottocento. Il toponimo da cui prende il nome la
borgata deriva dalla chiesa Paroisse de Sassi, identificata
nel catasto redatto dl misuratore Sappa del 1804-05. Rosa: Il toponimo deriva probabilmente da una famiglia proprietaria di una fabbrica di mattoni di inizio Ottocento, periodo in cui si consolida la borgata; viene citata in alcune fonti infatti la presenza di un gruppo di case denominate Tetti Rosa. Si attesta però la presenza di un'antica fortificazione del XI secolo, con terreni e ville agricole. |
5. Regime patrimoniale |
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Indicazioni specifiche |
Sassi:
il quartiere è connotato da un tessuto edilizio
prevalentemente residenziale con la presenza di ville ed
edifici di pregio e dalla presenza di antiche vigne
rifunzionalizzate o trasformate nel corso del tempo
nell'apparato architettonico e nelle aree di pertinenza. Si segnalano infatti alcuni comparti di edilizia significativa e caratterizzante il quartiere, come la cosiddetta Borgata dei tessitori, localizzata all'inizio della strada comunale di Mongreno, già preesistente a metà del XIX secolo; un piccolo nucleo in affaccio su piazza Giovanni dalle Bande Nere, già esistente a fine Ottocento. Si segnalano poi una casa di civile abitazione in corso Casale 327, di gusto tardo liberty edificiata su progetto di Casimiro Cesano nel 1932. Tra le ville e le vigne del XVI e XVII secolo che costellano l'area precollinare, si ricordano villa Racchis, già prebenda Saorgio (strada comunale di Superga 15); villa Bovio e Gilardi, già prebenda Borghese (via Borgofranco 57); villa Promis, già vigna nota col nome de Il Chinet (via Mirabello 3); villa Magri, già villa Margherita (strada alla Villa di Agliè 15); villa Fubini, già del Vescovo (strada consortile del Bellardo 18). Si segnala inoltre la presenza di servizi per l'attività scolastica, tra cui, tra le più significative, si ricorda la scuola elementare Vittorio Amedeo II (in strada comunale di Mongreno 55), edificata dal Comune su progetto dell'ing. Scanagatta nel 1930. Per quanto riguarda i servizi per il culto, si segnala la presenza visiva imprescindibile della Basilica di Superga e annesso convento, opera di Filippo Juvarra del 1717 (rielaborazione di un progetto preliminare di Antonio Bertola), costruita in memoria della vittoria sui francesi durante l'assedio di Torino del 1706, con la funzione di tempio votivo e mausoleo svolto ad ospitare le sepolture dei Savoia. L'edificio, per via della sua posizione sopraelevata sulla collina torinese, si inserisce nel paesaggio come elemento dominante e caratterizzante del macroamnito e della città stessa. Sono inoltre beni di particolare interesse ambientale e documentario l'ex Chiesa parrocchiale di Sassi (via Ferdinando Bocca 15), in stile romanico e anticamente dipendente dalla borgata di Madonna del Pilone; il cimitero di Sassi e l'annessa cappella (strada Comunale del Cimitero di Sassi), su ispirazione neo-medievale. Tra gli altri servizi significativi presenti nella zona si segnala la pstazione tranviaria Torino-Superga, ex funicolare Sassi-Superga, inaugurata nel 1884, elemento di collegamento fondamentale. Tra gli altri edifici caratterizzanti si segnala il Collegio Pro Infanzia, degli anni venti del Novecento, costruito nella strada Comunale di Superga 1, esempio di edilizia assistenziale. Da notare inoltre l'ex galoppatorio militare Ferruccio Dardi, realizzato sull'area già occupata sin dal secondo Ottocento dal Poligono militare del Meisino, in corrispondenza della confluenza con la Stura, all'interno dell'area di esondazione oggi interessata dal parco fluviale del Meisino; attualmente è di pertinenza della Scuola di Applicazione e Istituto di Studi militari dell'Esercito Italiano, dotata di due scuderie. Tra l'edilizia scolastica si fa riferimento inoltre alla scuola elementare Giovanni Villata (via Cafasso), che ospita anche una scuola materna e, sebbene si tratti di un edificio degli anni settanta del Novecento, si colloca in un'area in cui già a partire dall'Ottocento vi erano testimonianze di scuole annesse alle strutture parrocchiali. Data la numerosa affluenza di alunni tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, le piccole scuole parrocchiali non dispongono di spazi sufficienti, pertanto si affittano locali presso altri edifici di servizio alla comunità, creando quindi un polo di classi dipendenti dalla scuola Gozzi, rispettivamente la Beata Vergine del Pilone, la VIttorio Amedeo II, Reaglie, Mongreno, Superga, Santa Margherita, l'Istituto professionale Mongreno, la Città dei Ragazzi e Borgata; quest'ultima diviene poi intitolata a Giovanni Villata. Rosa: il quartiere è connotato dalla presenza di un tessuto edilizio residenziale di livello, in cui le permanente di ville ottocentesche ed edifici di pregio si alternano alle aree verdi che confinano con il parco del Meisino. Tra gli edifici di civile abitazione si segnala la casa di gusto eclettico, databile all'ultimo quarto dell'Ottocento (strada del Meisino 18). Tra le ville, le vigne e le cascine che costellano l'area verde, di matrice sei-settecentesca, si ricordano la Cascina "il Meisino", lungo la strada omonima, come modello di edificio rurale e filanda del XVIII secolo; un edificio con rustico, sito in corso Casale 419-421, di tardo Settecento; "il Muschie", Castrum Musclarum, poi nota come villa Millerose, appartenuta al conte Giuseppe San Martino D'Agliè e di Castelnuovo e poi dimora ottocentesca estiva della baronessa Olimpia Savio, la più antica costruzione della borgata, corredata anche da cappella votiva in ricordo dei figli deceduti durante le guerre risorgimentali. Si ricordano inoltre la Tenuta Il Saccarello, palazzotto presso il quale vi è anche un pozzo risalente agli inizi del Settecento, per un certo lasso di tempo di proprietà di San Giovanni Bosco, poi sede di un Comando Tedesco nel primo periodo bellico, per passare alla società Burgo nel 1956 e poi demolita in favore della costruzione di uffici; Villa Scala, in origine di proprietà di alcuni "cavalieri" piemontesi in seguito all'annessione del Piemonte alla Francia, per passare isuccessivamente sotto la proprietà della famiglia Segre, per poi essere venduta ad un proprietario di sale cinematografiche torinesi, che conferisce alla villa un taglio liberty, dotandola di un grande scalone di accesso, da cui deriva il nome della stessa, poi di proprietà di un ordine religioso che vi costruisce una cappella. Si ricorda ancora il palazzotto Trun, sopraelevato sulla collina di Superga, con annessa casa rurale, costruito per volontà di un nobile spagnolo alla fine del Settecento, poi di proprietà della famiglia Civalleri negli anni quaranta del Novecento; Cascina Viretti, vigna della fine del Settecento circondata dal bosco del Meisino; Cascina Sineo, il cui nome deriva dall'abate che la abitò alla fine del Settecento; villa Santa Croc, edificio neogotico in mattoni a vista appartenente ai padri Gesuiti. Ancora si segnala la Cascina "La Filanda", in origine sita su un complesso di proprietà dei Gesuiti fino al 1773 e, successivamente acquistata dal banchiere Andrea Bracco, il quale avviò un'attività mista agricolo-manifatturiera, in cui oltre alla cascina, inserì un allevamento di bachi da seta e delle filande, di cui attualmente rimangono dei ruderi, in seguito ai continui cambi di destinazione d'uso nel corso del tempo; si segnala poi Villa Pellizzero, in corso Casale 396, palazzotto signorile di inizio Novecento, oggi data in uso a una comunità dedita al reinserimento sociale. All'interno dell'ambito si annotano tra l'edilizia per il culto, la presenza della Cappella dell'IPLA (Istituto Piante da Legno e Ambiente di Torino), in corso Casale 476, già annessa alla Vigna Muschie (oggi non pervenuta), che si distingue come edificio di valore ambientale, in quanto conserva al suo interni elementi di decoro settecentesco. L'area confina con il Parco del Meisino, che si estende tra l'ansa del Po e le confluenze della Stura e della Dora e rientra all'interno del parco fluviale del Po. La riserva, istituita per tutelare le zone umide attorno alla confluenza, costituisce una delle più interessanti aree naturalistiche urbane, rappresentando infatti un'oasi verde che migliora qualitativamente l'immagine ambientale di borgata Rosa. Il parco, che ospita numerose specie faunistiche acquatiche, si colloca nella zona dove in passato si estendevano le aree boscate, fino al confine con San Mauro comprendendo nei suoi confini anche lo stretto isolone detto "Bertolla". Il macroambito è immerso nell'area verde fluviale del Po ed è caratterizzato dalla presenza di numerosi ponti e passerelle, che lo collegano alle altre aree della città, come il ponte di Sassi, costruito nel 1926-27 su progetto di Giuseppe Pagano Pogatsching, che collega corso Belgio e piazza Pasini; oltre a questi vi è anche una diga, nota come Diga del Pascolo, un argine in muratura realizzato nel 1952 per consentire la produzione di energia idroelettrica. Tra l'edilizia per il culto, si segnala la presenza della Chiesa di San Giovanni Decollato (via Ferdinando Bocca), la cui presenza è accertata già dalla metà dell'XI secolo, per poi configurarsi come prebenda e cappellania nel XV e XVI seoclo. Nell'Ottocento la sede della parrocchia viene trasferita a Madonna del Pilone, così come il cimitero annesso, ma dopo accanite proteste della comunità locale, la sede viene trasferita nuovamente nel quartiere, subendo alcune trasformazioni sostanziali e diventando sconsacrata negli anni sessanta del Novecento. Si segnalano inoltre la Chiesa parrocchiale Madonna del Rosario (piazza Giovanni dalle Bande Nere 20); sono inoltre presenti numerose cappelle votive private, legate alle pertinenze di ville e vigne sparse sulla collina e fatte costruire nel corso del tempo. |
6. Riconoscibilità logiche insediative |
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X | Riconoscibilità del nucleo originario |
X | Presenza di stratificazioni successive/demolizioni/lacune rispetto al nucleo originario |
Indicazioni specifiche |
Sassi:
all'interno dell'ambito sono ancora visibili alcuni
comparti del nucleo insediativo originario, nello
specifico nel tratto che collega piazza Pasini lungo corso
Casale: qui permangono alcuni edifici piuttosto omogenei,
alternati ad alcuni edifici tipici borghigiani. Un altro
settore urbano significativo è il comparto situato lungo
la strada comunale di Mongreno, nella parte compresa tra
piazza Giovanni dalle Bande Nere e via Brighenti. Si
individuano ancora edifici tipici delle case di borgata,
lungo la strada comunale del Cimitero di Sassi. Oltre alle case di civile abitazione che conservano una connotazione borghigiana, è interessante segnalare lo slargo presso piazza Coriolano, in cui è sito il capolinea tranviario della linea 15, poichè richiama un'immagine ambientale dei capolinea tranviari delle città dell'est Europa. Si segnalano inoltre le vie Mirabello e Murisengo in cui sono situati villini e case di dimensioni minute che creano un complesso di architetture con volumetrie eterogenee (segnalazioni da Borghi e borgate, 2014). Rosa: i caratteri originari della borgata si riconoscono principalmente lungo corso Casale, nell'area più pianeggiante e in quella pedecollinare, caratterizzate rispettivamente da una tipologia edilizia e da una morfologia urbana eterogenee, in cui gli edifici si accostano e si inseriscono all'interno delle estese aree verdi, in cui si distinguono ancora cascine isolate e da un'edilizia estensiva prossima ai giardini dei villini privati. |
7. Elementi di connessione con il territorio circostante |
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X | Relazioni con il sistema viario | X | Relazioni con il sistema idrico |
Relazioni con il sistema ferroviario | X | Relazioni con il contesto territoriale |
Indicazioni specifiche |
I due ambiti presentano una discreta connessione con il sistema
viario, poichè si collocano in un'area distante dal centro,
conservando tuttavia un determinato tracciato viario,
derivante dalla fase di consolidamento della borgata e dalle
disposizioni del Piano Regolatore del 1906-08. Nello
specifico, l'area è delimitata dal fiume Po (viale Suor
Giovanna Francesca Michelotti e via Federico Nietzsche), dal
confine comunale con San Mauro, corso Casale, strada
comunale di Superga, via Borgofranco, strada al Traforo di
Pino, via Costantino e Maria Brighenti, strada comunale di Mongreno,
largo Casale, via Mirabello, via Catalani, corso Casale. L'area su cui insiste l'originaria borgata Rosa invece è perimetrata da piazzale Coriolano, dalla strada Vicinale del Meisino, dal Fiume Po, dal rivo Costa Parigi e da corso Casale. All'interno del sistema viario, è interessante segnalare il ruolo di corso Casale, come antica via precollinare che definisce, oltre a una forte relazione con il sistema stradale, anche quella con il territorio. Il corso di origine romana iniziava dalla porta pretoria, varcando il Po attraverso un ponte collocato in corrispondenza della piazza della Gran Madre e, costeggiando il fiume, raggiungeva San Mauro, Gassino, Industria, Casale, giungendo fino a Valenza. L'ambito Sassi-Rosa presenta inoltre un forte legame con il sistema idrico, poichè collocato a ridosso del fiume Po e della confluenza con la Dora e la Stura. La connessione si consolida per la presenza di ponti che collegano il quartiere con il resto della città, che in orgine rappresentavano l'unico ingresso alla città dalla zona collinare. Per lungo tempo l'unico ponte presente era quello della porta del Po, in piazza Gran Madre e, solo nel 1879 viene realizzato il ponte di corso Regina, con a seguire nel 1926 il ponte di Sassi vicino a corso Belgio, e ponte Diga del Pascolo. Il rapporto con il sistema idrico inoltre viene rafforzato dalla carenza di altre vie di comunicazione con il resto della città, che porta all'impiego di traghetti fluviali, molto utilizzati dai lavoratori che necessitavano di spostarsi agilmente verso le altre aree di Torino. I traghetti presenti e attivi tra il XIX e il XX secolo si segnalano uno nei pressi della Madonna del Pilone, uno a Sassi, vicino all'attuale ponte di corso Belgio e quello nell'area di Borgata Rosa, antistante piazza Sofia, comunemente noto come traghetto delle tabacchine, perchè usato per raggiungere la manifattura Tabacchi a Regio Parco. L'ambito Sassi-Rosa presenta infine una forte relazione con il territorio dovuta principalmente alla vicinanza con il fiume Po e quindi alla sua fascia verde di rispetto, ma anche legata alla sua estensione nell'area pedecollinare e collinare torinese boscata. All'interno dell'ambito infatti è numerosa la presenza di antiche cascine, ville e vigne sei-settecentesche poi rimaneggiate nel corso del tempo, con le rispettive pertinenze e aree agricole, immerse in maniera isolata nelle aree boscate circostanti. Tra le aree verdi si distingue inoltre la riserva del parco del Meisino, unico per le sue caratteristiche naturali ed esempio di parco urbano, che si estende per 245 ettari, includendo anche il cosiddetto Isolone di Bertolla, dimora ideale di numerose specie dell'avifauna. Si può affermare che l'immagine ambientale che connota il quartiere di Sassi-Rosa, per la sua morfologia e sviluppo urbano eterogeneo e meno pianificato rispetto ad altre aree urbane, abbia una forte relazione con il paesaggio, che assume molteplici forme, passando da aree boscate e vedute prospettiche suggestive sulla sommità della collina, all'area pedecollinare dove l'aspetto semi-rurale definito dalle ville e vigne storiche lascia progressivamente spazio ad aree naturali residuali lungo le sponde del Po, per terminare con un'immagine urbana in cui il costruito si infittisce e si plasma con le esigenze della comunità. |
8. Vincoli e prescrizioni |
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X | P.R.G. | Soprintendenza | |
X | P.P.R. | Altre tutele |
Indicazioni specifiche |
Il macroambito individuato ricade completamente all'interno delle prescrizioni del P.P.R., che tutela gli edifici vincolati dalla legge 1497/39. |
9. Norme urbanistico edilizie di attuazione |
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X | Inclusione nelle aree ZUT/ATS |
Indicazioni specifiche |
Sono presenti alcune aree di trasformazione definite dal Piano Regolatore, prevalentemente situate lungo corso Casale (10.1 "Modena Nord", 10.2 "Modena Sud" e 10.3 "Quartiere Meisino"). |
10. Descrizione e considerazioni (cronologie, comparazioni, riferimenti) |
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Le antiche borgate Sassi e Rosa
possono essere considerate oggi un ambito unico, poichè
contigue e coeve, condividono uno sviluppo urbanistico e
un assetto morfologico simile. Le due aree si estendono ai piedi della collina torinese, in una zona in cui il tessuto urbano costruito si dirada progressivamente verso le aree verdi che circondano la città. Nello specifico, l'area di Sassi si relaziona prevalentemente con il pendio collinare, mentre quella di Rosa si estende a valle, in un'area pianeggiante a ridosso del Po in cui il costruito è più rado. Attualmente sono ancora visibili i segni dell'insediamento orginario, in maniera differente nelle varie zone, in cui però per entrambe, il verde diviene la scenografia del costruito. Sul sedime della borgata Sassi il nucleo maggiormente conservato è quello di matrice più antica, situato tra corso Casale e strada Mongreno, in cui si individuano settori urbani caratterizzati da edifici modesti e di piccole dimensioni, alternati a scorci sul verde collinare e aree a prato o campi coltivati, che richiamano il sistema organizzativo della borgata. Allontanandosi però da questo nucleo il tessuto urbano si sfrangia gradualmente, lasciando spazio a edifici aventi caratteri architettonici che richiamano epoche più recenti. Sebbene gli edifici più recenti siano differenti da quelli borghigiani, conservano una volumetria contenuta, inserendosi in maniera più integrata nel tessuto edilizio storico. In alcune vie interne sono ancora oggi visibili alcuni scorci caratterizzati da architetture rurali con le rispettive pertinenze di cortili, giardini e orti, relative al primo insediamento. In generale, il tessuto edilizio è prevalentemente connotato da edifici semplici privi di decorazioni e di piccole dimensioni (uno o due piani) in cui non emergono particolari beni di particolare interesse architettonico. Per quanto concerne il sedime su cui si estendeva la borgata Rosa, si individuano lacerti del nucleo originario lungo corso Casale, in cui gli edifici sono simili a quelli dell'insediamento sito in strada Mongreno, sebbene siano inseriti in un tessuto edilizio misto, in cui emergono in maniera più puntuale. Nell'area a nord-ovest dell'ambito invece, non vi sono segni di riconoscibilità della borgata, se non attraverso la perimetrazione. All'interno del macro ambito che accomuna le delimitazioni delle antiche borgate però si osserva la presenza puntuale di ville e palazzine risalenti ai primi decenni del Novecento, spesso con fattezze di gusto art nouveau o eclettico che risaltano in un tessuto urbano anonimo, ma senza fornire una particolare caratterizzazione. |
11a. Documentazione cartografica storica |
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Antonio Rabbini, Mappa originale del Comune di Torino, detta “Catasto Rabbini”, 1866. ASTO, Riunite, Finanze, Catasti, Catasto Rabbini, ff. XV, XIX. |
Comune di Torino, Piano Topografico del Territorio ripartito in Frazioni e Sezioni di Censimento, 1911. ASCT, Tipi e disegni, 64.8.17. |
Ufficio Municipale dei Lavori Pubblici, Pianta di Torino coll’Indicazione dei due Piani Regolatori e di Ampliamento rispettivamente delle Zone piana e collinare adottati dal Consiglio Comunale nel 1913, colle Varianti approvate successivamente sino a Maggio 1915, 1916. ASCT, Tipi e disegni, 64.6.8. |
Servizio Tecnico Municipale dei Lavori Pubblici, Pianta di Torino coll’Indicazione dei due Piani Regolatori e di Ampliamento rispettivamente della Zona piana [...] e della Zona collinare [...] aggiornati colle Varianti deliberate successivamente sino a Giugno 1935 (terza variante piano 1908). ASCT, Tipi e disegni, 64/7/8/1-8. |
11b. Documentazione cartografica attuale |
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Piano Regolatore 1995. Tavv. 5b, 6, 9b, 10a (Geoportale Comune di Torino). |
Ortofoto dell'ambito Sassi-Rosa (Google Maps, 2023). |
12a. Documentazione storica |
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Basilica di Superga (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
Veduta interna della Basilica di Superga, 1824 (Biblioteca civica centrale, Cartografico 7/2.46, Biblioteche civiche torinesi. Fonte: MuseoTorino). |
Borgata dei Tessitori a Sassi (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
Collegio Pro Infanzia, Casa Provinciale del Fanciullo (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
12b. Documentazione attuale |
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Ex Galoppatoio Militare Ferruccio Dardi (Fonte: https://borgatarosa-sassi.it/2022/12/04/una-petizione-online-no-al-parco-dello-sport-nellex-galoppatoio-militare-di-torino/). |
Basilica di Superga (Foto di Paolo Mussat Sartor e Paolo Pellion di Persano, 2010. Fonte: MuseoTorino). |
Il Ponte-Diga che attraversa il Po sulla direttrice di lungo Stura Lazio e la rispettiva centrale idroelettrica (Foto di Elio Tesio, 2012. FOnte: MuseoTorino). |
Chiesa del cimitero di Sassi (Fonte: https://www.anelloverde.org/il-percorso/tratto-5/%E2%9E%94-dal-parco-del-meisino-al-ponte-di-sassi/). |
13. Documentazione archivistica |
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14. Documentazione bibliografica |
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15. Sitografia |
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16. Compilazione e revisione |
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Compilatore scheda: | Giulia Bergamo |
Data compilazione: | Settembre 2021 |
Revisore scheda: | Chiara Devoti |
Data revisione: | Gennaio 2022 |