Categoria | |
Circoscrizione / Circoscrizioni | 8 |
Quartiere / Quartieri | 22: Borgo Po |
1. Codifica complesso |
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Scheda / Schede | M_26 |
ID Edificio | |
Collegamento a scheda | In compilazione |
Vista aerea sull'ambito Borgo Po (Google Maps 2023). |
2. Ubicazione |
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Foglio PRGC | 9B -13B |
Foglio | |
Particella | |
Cinta daziaria | Ambito attraversato dalla prima cinta daziaria (1853-1912) |
3. Denominazione |
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Attuale | Borgo Po |
Storica | - |
4. Periodizzazione |
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Fondazione impianto attuale |
La conformazione attuale dell'insediamento corrisponde all'impianto del sistema microurbano della piazza Gran Madre di Dio e al progressivo fenomeno di espansione urbanistica attorno all'originario nucleo di Borgo di Po, e all'urbanizzazione successiva delle fasce precollinari limitrofe, con struttura tipica del secondo Ottocento. In particolare, nella seconda metà dell'Ottocento si assiste a una fase di ampliamento supportata dalla pianificazione settoriale (estesa all'intera sponda destra entro la Cinta Daziaria del 1853), del 1882 per il settore a Nord di Via Villa della Regina e del 1886 per la parte a Sud. Tale pianificazione è caratterizzata dalla presenza del nuovo allineamento costituito da Corso Vittorio Emanuele II in oltre Po, collegato a Corso Vittorio Emanuele II dal ponte Umberto I, e da una nuova urbanizzazione residenziale nell'intorno del nuovo corso (Corso Fiume) con prevalenza di edificazione su fronte via, oltre a un consolidamento della fascia urbanizzata a Nord della Piazza Gran Madre di Dio e della Via Villa della Regina a prevalente tracciato viario ortogonale, con allineamento degli edifici su via e lotti di dimensioni relativamente contenute e al contempo alcune importanti presenze di edilizia comunitaria, quali la Caserma Dogali (ora Lamarmora) e l'Istituto Figlie dei Militari. |
Indicazioni specifiche |
La carta Ville impériale de Turin
(1804-105) testimonia la presenza di un borgo compatto con il
toponimo Faubourg du Pô, che mantiene inalterate le
caratteristiche già riconosciute nella cartografia del XVIII
secolo. L’asse che attraversa il borgo si riconferma e
consolida per diventare il collegamento monumentale con la
Maison de Plaisance Impériale (la Villa della Regina), così
come la direttrice di collegamento con San Mauro si riscontra
la presenza del cimitero. Le manifatture già precedentemente
attestate, seppure dimensionalmente ridotte si mantengono
riconoscibili, in particolare la Manufacture de Fajences lungo
l’asse principale. Nel corso della prima metà del XIX secolo l'insediamento urbano di borgo di Po, risulta collocato in punto nodale delle comunicazioni tra la città e la collina (tramite il ponte), caratterizzato dopo il secondo decennio dell'Ottocento dalla presenza della Chiesa della Gran Madre di Dio e dalla relativa piazza, di progetto unitario. Il catasto Rabbini (1866) rileva la presenza di edifici produttivi e la proliferazione di diversi complessi assistenziali e formativi (Istituto Batiguet, Istituto Fracchia, Istituto Cottiano). Si riscontra anche la presenza del canale Michelotti derivato dal Po, lungo la strada verso San Mauro (oggi corso Casale), dove si ritrova anche il nuovo e amplissimo Ricovero di Mendicità ancora in costruzione. Nella carta rimangono tuttavia ancora chiaramente leggibili, in particolare verso le pendici collinari, le tracce della precedente organizzazione del territorio con vigne e ville. Nell’ultimo quarto dell’Ottocento viene puntualmente pianificata l’organizzazione urbana sui due fronti dell’arteria principale del borgo, con un ridisegno delle vie, già progettate insieme con la piazza Gran Madre in fase di definizione dell’invaso monumentale fino alla via al Monte. Si riscontra anche la presenza del canale Michelotti derivato dal Po, lungo la strada verso San Mauro (oggi corso Casale), dove si ritrova anche il nuovo e amplissimo Ricovero di Mendicità ancora in costruzione. Nella carta rimangono tuttavia ancora chiaramente leggibili, in particolare verso le pendici collinari le tracce della precedente organizzazione del territorio con vigne e ville. Nell’ultimo quarto dell’Ottocento viene puntualmente pianificata l’organizzazione urbana sui due fronti dell’arteria principale del borgo, con un ridisegno delle vie, già progettate insieme con la piazza Gran Madre in fase di definizione dell’invaso monumentale fino alla via al Monte. Con l’inizio del XX secolo il borgo si mantiene leggibile come compatto e attestato sulle due assialità portanti di corso Casale e della via Villa della Regina, quasi in asse al ponte (Vittorio Emanuele I), con inizio sul fianco nord della piazza Gran Madre di Dio, terminante nella Barriera Villa della Regina, dalla quale si dipartono le due sezioni della via di circonvallazione oltre Po. Il reticolo regolare di espansione del borgo verso la direzione di San Mauro appare perfettamente leggibile e si contrappone in parte al minor rigore delle tracce più antiche di viabilità extraurbana e pedecollinare. Nella variante di Piano Regolatore della città di Torino del 1915 l’organizzazione del borgo appare con ampi settori definiti da un regolare reticolo viario cui corrisponde una lottizzazione a fabbricati residenziali di buon livello e il tracciato della nuova cinta daziaria del 1912 ricalca l’andamento della precedente, arretrando sul corso Picco e venendo a comprendere all’interno della barriera di Val San Martino il nucleo di Ponte Trombetta. Nel corso degli anni Trenta viene a completarsi la saturazione residenziale del borgo confermando il tracciato viario. Oltre il vecchio sedime della cinta daziaria, ormai abolita, viene a definirsi un sistema di nuove vie a innervare un settore a mezza costa della collina dove precedentemente si trovavano diverse ville e vigne, riplasmate in forma di residenze di prestigio o di piccoli condomini immersi nel verde. |
Data primo impianto |
Il primo insediamento nell’area identificata come borgo Po trova riscontro nella cartografia già dalla seconda metà del XVIII secolo quando la Carta topografica della Caccia (1761-1766) riporta il toponimo di Borgo Po lungo l'asse originato in corrispondenza del ponte sul fiume e che prosegue alla Villa di S.M. la Regina. In tale rappresentazione il borgo si compone di un agglomerato urbano pedecollinare e di un insediamento fuori cinta sulla riva destra del Po (successivamente denominato borgo del Moschino). All’esterno dell’insediamento del borgo si riconoscono già diverse manifatture e alcuni depositi e un'organizzazione rurale del territorio, specifica della fascia precollinare. |
5. Regime patrimoniale |
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Indicazioni specifiche |
L'ambito analizzato si caratterizza per la presenza di un
tessuto edilizio prevalentemente residenziale declinato in
funzione delle vicende storico politiche ne hanno definito lo
sviluppo nel tempo. Seguendo un ordine cronologico, la prima
tipologia indentificata è quella rappresentata dal piccolo
nucleo di edifici ad impianto unitario con connotazioni
tipiche dell'architettura neoclassica, edificati, sul supporto
del piano-progetto del 1823, come palazzi da reddito ad uso
misto commerciale-residenziale di fondale all'edificando
tempio della Gran Madre di Dio. Nel tempo, già a partire dalla
fine del XIX secolo, alcuni di questi edifici sono stati
trasformati eliminando, con sopraelevazioni, gli abbaini.
Risale invece a metà dell'Ottocento il complesso urbano
pedecollinare ed edilizia multipiano disposti prevalentemente
a nastro lungo il fronte via della frazione Ponte
Trombetta, formatosi all'innesto della strada di Val S.
Martino con il percorso pedecollinare con espansioni fino al
primo Novecento. Le integrazioni edilizie successive
(case tipo villino a tre, quattro piani fuori terra), hanno
interessato la sistemazione interna del complesso aggregativo.
Particolarmente significativi nell'ambito sono i nuclei di
ville e villini formatosi tra la fine dell'Ottocento e il
primo Novecento (la porzione Sud-Ovest), con un consistente
accrescimento nel primo quarto del Novecento, quando si attua
la sistemazione viaria dei percorsi secondari. Il complesso è
caratterizzato dall'andamento sinuoso dei percorsi e dalla
forte pendenza del terreno che permettono sistemazioni del
verde e punti di vista mutevoli, oltre che da edilizia
abbastanza uniforme (villini a due e tre piani) talora di
pregevolissimo disegno ispirato ai modi liberty e
tardo-liberty (in via Villa Quiete 10 su progetto
dell'architetto Cimbro Gelati come il villino Antonietta in
via Gatti 24, vivino al villino art nouveau Guarlotti in via
Gatti 17). Altre ville e villini si trovano in via Moncalvo
19-23; via Cardinal Maurizio 22 (1909); via del Carretto 16-45
(anni ’20 del Novecento), in via Mancini 15 (1915, di Romeo
Burzio); in via Villa della Regina 3, via Moncalvo 2 (1903, di
Ernesto Spurgazzi) e in corso Picco 13 (tardi anni ’30). Tra
le emergenze architettoniche in ambito di architettura
residenziale si segnalano la Villa ex-Clinica Salus di
un raffinato gusto ecletIico neo-rococò risalente alla seconda
metà dell'Ottocento, la Casa di civile abitazione in corso
Gabetti 24, di gusto eclettico (G. Battista Ferrante 1872)
e su tutti Villa della Regina, già vigna del cardinal Maurizio, esempio emblematico di residenza ducale. Edifici particolarmente monumentali si distinguono anche nell'ambito delle architetture religiose, in quanto spicca la celebre Chiesa Gran Madre di Dio, nell'omonima piazza, edificata dal 1818 per celebrare il ritorno del re, con architettura neoclassica, progetto di Ferdinando Bonsignore. Risale invece al 1872 la Chiesa di Nostra Signora del Suffragio in via Cardinal Maurizio 5, progetto di gusto eclettico di Giovan Battista Ferrante. Tra gli edifci dedicati all'architettura scolastica si ricordano la Scuola elementare D’Azeglio costruita negli anni dal 1880 al 1882 su progetto dell'Ing. Velasco per conto del Comune di Torino. L'edificio fa parte di un isolato compreso nel reticolo urbanizzato tra la collina ed il Po, tra le vie Cosmo, Santa Rosa, Martiri della Libertà. Nel medesimo isolato si colloca anche la Scuola materna d'AzeglioS costruita nel 1846 dalla Federazione asili infantili suburbani. L'ambito di borgo Po si caratterizza inoltre per la presenza di numerosi edifici dedicati a ospitare servizi diversi tra cui il Ricovero di Mendicità, in corso Casale 56-58, istituito nel 1837, edificato dal 1840 su progetto ing. Borrella e per la chiesa, arch. Blanchier e bombardato nel 1943 e l'Istituto Figlie dei Militari ora sede scolastica, collocato nell'omonima via al civico 25, costruito su progetto Angelo Reycend nel 1884. Risale agli stessi anni la Caserma Dogali in via Asti 22, di gusto eclettico, costruita su progetto del Genio militare (1888). Tra le architetture del XX secolo si segnalano invece l'Acquario-rettilario in parco Michelotti, progetto di Ezio Venturelli (1959) di spiccata connotazione formale e spaziale, singolare testimonianza neoespressionista, e la sede della Società Canottieri Esperia in corso Moncalieri 2, elegante palazzina progetta di Contardo Bonicelli (1932). Il settore urbano in oggetto raccoglie anche diverse infrastrutture funzionali alla relazione con il fiume, come la Diga Michelotti, a valle del ponte Vittorio Emanuele I, realizzata dal 1816 da Ignazio Michelotti, e lo stesso ponte in asse a piazza Gran Madre di Dio, progetto ing. La Ramée Pertinchamp 1(809-1814). Tra gli spazi pubblici principali che connotano gli ambiti, oltre alle celebri piazze Gran Madre di Dio, Hermada e il piazzale Villa della Regina si segnalano il Largo Moncalvo. e soprattutto l'area verde di parco Michelotti. |
6. Riconoscibilità logiche insediative |
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X | Riconoscibilità del nucleo originario |
X | Presenza di stratificazioni successive/demolizioni/lacune rispetto al nucleo originario |
Indicazioni specifiche |
L'ambito urbano in esame è connotato dalla
presenza di diversi nuclei di tessuto edilizio uniforme
conseguenza delle vicende di sviluppo e trasformazione
urbanistica che hanno definito le diverse fasi di
ampliamento. In particolare la strutturazione di borgo
Po, per articolate fasi successive, ha dato luogo a un tessuto
edilizio quanto mai variegato, nel quale si identificano
tuttora i segni borghigiani del più antico nucleo extraurbano
ma anche i sistemi organizzati nelle prime fasi di
pianificazione e tutti i successivi insediamenti e saturazioni
del tessuto, entro e fuori i perimetri delle cinte daziarie
del 1853 e del 1912. Proprio in ragione della normativa
daziaria, che sottende le norme urbane di piano ed edilizie di
progetto, vengono a identificarsi i limiti di confine del
borgo in quanto l’andamento della cinta viene a inglobare il
perimetro del nucleo borghigiano, riplasmandone le facciate e
puntualmente anche gli spazi interni di quei tessuti
aggregativi continui e lineari di antica formazione,
sviluppati lungo i fronti viari oppure organizzati a corte,
con tipi edilizi a tre, quattro piani, legati all'impianto
urbano sei-settecentesco, precedenti al sistema microurbano
attorno alla Gran Madre di Dio definito nel primo quarto
dell’Ottocento. Dalla seconda metà dell’XIX secolo
l’edificazione si connota attraverso un edificato, sempre
sviluppato lungo i fronti viari e costituito da isolati
chiusi, ma esito strutturato e codificato dei piani settoriali
di ampliamento a nord del Viale alla Villa della Regina (1882)
e a sud della Strada della Villa della Regina (1886). Nei primi anni del Novecento e in particolare in seguito alle indicazioni del Piano Unico Regolatore e d'Ampliamento del 1908, si formano tessuti urbani discontinui, con edifici residenziali a due, tre o quattro piani, anche arretrati dal filo viario e con lotto organizzato a giardino. Successivamente alla soppressione della seconda cinta daziaria negli anni Trenta del XX secolo e le conseguenti indicazioni di piano, ormai libere dal vincolo daziario, vengono a confermare e definire più puntualmente l’assetto viario precedente. Infine gli edifici sorti dagli anni cinquanta del Novecento sino a oggi, pur proponendo soluzioni volumetriche nettamente differenti rispetto a quelle dell’edificato antecedente, attenuano il contrasto con la mediazione del verde. La disomogeneità edilizia che caratterizza le strade e gli spazi del borgo è quindi esito e testimonianza la storia della sua formazione sopra riportata. Risultano oggi ancora leggibili sia i segni di fabbricati più antichi appartenenti al nucleo attestato sul ponte di collegamento con la sua appendice sulla riva sinistra del Po (poi “borgo del Moschino”) e con la città aulica, sia di quelli delle successive fasi di formazione e completamento del tessuto urbano. Tali fasi, concretatesi tra Otto e Novecento con tempistiche meno veloci rispetto a quelle di altri borghi, hanno lasciato spazio alla convivenza di stili diversi che è propria di Borgo Po. Particolarmente significativo a tal proposito si presenta l’isolato lungo corso Moncalieri, a sud della chiesa della Gran Madre di Dio, in quanto costituito da architetture connotate individualmente dal ritmo delle aperture di facciata e degli abbaini sul fronte, mentre sul retro, in permangono i tagli irregolari della lottizzazione più antica, in contrasto con la compostezza architettonica dell'edificio aulico. Un altro aggregato urbano significativo si riscontra negli edifici caratterizzanti via Lanfranchi, dove alcuni con caratteri architettonici semplici, altri di gusto Liberty, circondati da un ambiente in cui domina il verde delle alberature. Inoltre, il settore nord di piazza Gran Madre di Dio, tra le vie Cosmo e Monferrato, propone un profilo architettonico irregolare, definito dalle minute architetture tipiche del nucleo più antico del borgo con strette aperture in facciata e prive di decorazioni. Edifici di semplice fattura si riconoscono anche all'imbocco di via Monferrato da piazza Gran Madre di Dio, e contrastano con la forza compositiva della chiesa e dal linguaggio architettonico ottocentesco monumentale dello sfondo all'invaso. L’originaria immagine borghigiana si conserva in maniera più significativa nel settore di via Ornato in cui alcune architetture si adattano alle pendici della collina e in cui il verde della natura è un elemento imprescindibile nell'immagine ambientale. In maniera analoga, la zona gravitante su piazza Hermada propone un ambiente dai caratteri autonomi in cui si ritrovano scorci con edifici e caratteri ambientali tipici del borgo, come le strade in pendenza e l’elemento del verde integrato all’architettura. Nella zona intorno a via Monferrato, costituita da edifici per lo più ottocenteschi, all’interno dei quali si inseriscono singoli interventi di periodi successivi, si ritrovano nel tessuto o nei cortili i resti dei più antichi fabbricati sei-settecenteschi del piccolo borgo di pescatori e lavandai. Man mano che ci si allontana dal nucleo centrale, si riduce la continuità dei fronti lasciando spazio a volumetrie più disomogenee e a inserti verdi all’interno degli isolati, che accentuano ancor più le differenze stilistiche dei fabbricati. Si segnala infine il settore di corso Alberto Picco, nel tratto compreso da Piazza Villa della Regina a Strada Va S. Martino, sebbene esterno all’ambito proprio di borgo Po ma prossimo a questo, in quanto costituisce uno spazio ambientalmente significativo, in cui l’andamento viario diventa curvilineo e caratterizzato da dislivelli che permettono ampie visuali verso valle e da manufatti legati alle opere di sistemazione del terreno, quali muri di sostegno, scalette, ponti e terrazze oltre da ville e villini con i relativi giardini privati e edifici di servizio. |
7. Elementi di connessione con il territorio circostante |
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X | Relazioni con il sistema viario | X | Relazioni con il sistema idrico |
X | Relazioni con il sistema ferroviario | Relazioni con il contesto territoriale |
Indicazioni specifiche |
L’ambito urbano considerato è definito spazialmente da corso Casale che
segue l’andamento del fiume Po a Nord, da corso Giuseppe
Gabetti e piazza Hermada a Ovest, dalla strada comunale Val
San Martino, corso Alberto Picco, piazzale Villa della Regina,
corso Giovanni Lanza in direzione Sud sulla collina e da via
Vittorio Amedeo Gioanetti e da corso Moncalieri nuovamente in
corrispondenza del fiume. L’ambito di borgo Po è definito da due confini naturali, il fiume e la collina, è caratterizzato da una particolare relazione tra sistema viario, sistema idrico e contesto territoriale, in cui ciascuno di questi elementi viene a condizionare e connotare in maniera inequivocabile lo sviluppo degli insediamenti. Nella zona pedecollinare infatti da un insieme agricolo, di cascine ed edifici annessi, e manifatturiero o signorile, di, si passa a un sistema urbano complesso; dapprima, tale sistema urbano è organizzato, con declinazioni residenziali e produttivi lungo la direttrice su cui si identificano un tratto di corso Moncalieri (già strada di Piacenza), via Monferrato (già via Casale), corso Casale (percorso già relativo alla strada Reale di Casale), via Ornato (tratto urbano di strada della Valle di San Martino) per assumere nel corso dell’Ottocento, anche la presenza di aspetti monumentali e di elementi primari per attrezzature di servizio, legate alla costruzione del ponte Vittorio Emanuele I sul Po, voluto da Napoleone. Parallelamente sulla riva sinistra del fiume, gli elementi di modernizzazione e controllo delle sponde fluviali si articolano attraverso la costruzione dei murazzi che vengono a ridurre l’architettura fluviale del Lungo Po. I tracciati viari principali che interessano l'ambito sono riconosciuti nelle direttrici storiche coincidenti con corso Casale e corso Moncalieri, sedimi delle Antiche Strade di S. Mauro (poi Casale) e di Moncalieri e l’asse attestato in corrispondenza di Villa della Regina, in qualità di ottocentesco proseguimento della visuale attraverso Piazza Vittorio. Più anticamente l'attestamento di tale asse visivo era da ricondurre al collegamento strutturale della città con la seicentesca « Vigna del Cardinal Maurizio» attraverso l'asse della attuale Via Maria Vittoria). L'ambito risulta storicamente collegato con il vicino settore urbano di Madonna del Pilone col quale si confronta lungo il Corso Gabetti e con il settore Centro grazie ai ponti Emanuele I ed Umberto I ed i relativi assi viari storici; oltre naturalmente alla stretta connessione con l'ecosistema collinare e l’emergenza architettonica e paesistica del Monte dei Cappuccini. |
8. Vincoli e prescrizioni |
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X | P.R.G. | X | Soprintendenza |
X | P.P.R. | Altre tutele |
Indicazioni specifiche |
9. Norme urbanistico edilizie di attuazione |
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X | Inclusione nelle aree ZUT/ATS |
Indicazioni specifiche |
Nel settore considerato, il PRG vigente della Città di Torino classifica come Zona Urbane di Trasformazione l'Ambito 9.25-Asti. |
10. Descrizione e considerazioni (cronologie, comparazioni, riferimenti) |
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Da un lato la
collina, dall’altro il centro della città, a fare da
spartiacque le acque del Po, questi elementi hanno contribuito
a plasmare Borgo Po rendendolo oggi un quartiere elegante
compreso tra architettura e natura. Da quartiere di origini
modeste, abitato in epoca romana da pescatori e lavandai che
grazie alla vicinanza con il fiume potevano esercitare i loro
piccoli commerci locali, a sede di imprescindibili monumenti
cittadini, in seguito alle espansioni legate alla costruzione
di un ponte in muratura (che andava a sostituire i precedenti
di pietra e lignei) che consente di entrare e uscire dalla
città con estrema facilità, a beneficio degli spostamenti di
merci e di esseri umani, Borgo Po si presenta ai torinesi come
uno dei quartieri più affascinanti e ricchi di storia della
città. Con il passare dei decenni, la veste culturale di Borgo
Po cresce parallelamente al suo prestigio, contribuendo a
renderlo il quartiere elegante, residenziale e al tempo stesso
commerciale che conosciamo oggi. Borgo Po è riconosciuto dai
torinesi come uno dei settori urbani della città che ancor
oggi mantengono e comunicano sensazioni e caratteri di
atmosfere del passato, avendo mantenuto la dimensione
ambientale di borgo, di nucleo racchiuso entro la propria
autonomia identitaria, in cui si percepisce la presenza di
rapporti umani diretti, quasi estranei o un’alternativa alla
vita movimentata della città al di là del Po; una dimensione
nella quale le piccole botteghe dei commercianti e degli
artigiani costituiscono un fattore di riconoscibilità per le persone e per i luoghi. Tale atmosfera trova le sue ragioni
all’interno di un ambiente costituito da un tessuto edilizio
misto in cui i diversi caratteri tipologici delle architetture
sono però accomunati dalla presenza del verde, che diventa un
vero e proprio elemento connotante all’interno degli scorci
delle strade a inframmezzare l’edificato. Il verde della
collina o della sponda fluviale, nonché dei piccoli giardini
di pertinenza di alcuni fabbricati, caratterizzano infatti le
visuali prospettiche di molte strade del borgo, aumentando man
mano che ci si inerpica per le pendici collinari,
accrescendosi fino a diventare dominante. Il fulcro di
maggiore identificazione del borgo odierno è costituito dalla
piazza dominata dalla chiesa della Gran Madre di Dio, da cui
si dipartono strade con caratteri molto diversi: vie strette e
inclinate rispetto alle principali arterie del nucleo, nel
quali si conservano i segni irregolari di tracciati
appartenenti alle preesistenze più antiche; tratti di sezione
più significativa, come via Villa della Regina e i corsi
Moncalieri e Casale, sui quali si affacciano vere e proprie
realtà monumentali, strade che si articolano lungo i pendii
della prima fascia collinare assecondando le caratteristiche
morfologiche del luogo, disperdendo la fisionomia storica
dell’edificato, conservata solo in alcuni settori o in singole
case, che hanno mantenuto i caratteri tipici degli edifici
“fuori porta” e caratterizzati dalla stretta relazione con il
verde dei giardini e della collina. Nel settore urbano viene quindi a formarsi un interessante connubio tra realtà diverse, in cui l’atmosfera materiale e immateriale caratteristica del borgo unisce in un’unica immagine ambientale gli edifici più antichi, di semplice fattura architettonica, con le elaborate palazzate ottocentesche o ancora con le palazzine e ville di gusto Liberty o eclettico. Nel corso del tempo, da piccolo borgo periferico, il quartiere diviene importante crocevia di genti e merci, dimostrando contemporaneamente un certo fervore artistico e culturale che beneficia ancor di più del ritorno dei Savoia a Torino nel 1814. Infatti, pochi anni dopo comincia la costruzione di una chiesa dalla dimensione e dalle forme ambiziose, che sarebbe diventata di lì a qualche tempo uno dei simboli della città: la Chiesa della Gran Madre di Dio, la cui dedica sul timpano è rivolta proprio al ritorno del re a Torino. Borgo Po è ancora oggi un ambiente affascinante e ricco di storia, che ha preservato diversi segni di quel piccolo borgo che a partire dall’Ottocento si è ampliato diventando una parte integrante della città: un borgo che, al principio delle sue origini ha dato spazio a architetture e persone impiegate nelle lavorazioni artigianali e industriali tipiche di un’area “fuori porta”, per poi riconvertirsi gradualmente in una delle zone residenziali più prestigiose e ricercate di Torino, come una risposta formale alle esigenze di trasformazione sociale prevalse a partire dal XIX secolo in città. Esemplificativa di questa tendenza ancora in atto, è la recente pedonalizzazione di via Monferrato, che ha fatto di questa strada il salotto commerciale e sociale del quartiere. Tuttavia, anche in questo comparto della città si riscontrano delle questioni urbane irrisolte, quale al esempio la controversia legata al parco Michelotti e i suoi edifici. |
11a. Documentazione cartografica storica |
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Topografo piemontese, Carta topografica della Caccia, 1761-66. ASTO, Corte, Carte Topografiche Segrete, Torino, 15.A.VI rosso (il nord è in basso). |
Antoni Rabbini, Mappa originale del Comune di Torino, detta “Catasto Rabbini”, 1866. ASTO, Riunite, Finanze, Catasti, Catasto Rabbini, f. XXIII. |
Comune di Torino, Piano Topografico del Territorio ripartito in Frazioni e Sezioni di Censimento, 1911. ASCT, Tipi e disegni, 64.8.17. |
Ufficio Municipale dei Lavori Pubblici, Pianta di Torino coll’Indicazione dei due Piani Regolatori e di Ampliamento rispettivamente delle Zone piana e collinare adottati dal Consiglio Comunale nel 1913, colle Varianti approvate successivamente sino a Maggio 1915, 1916. ASCT, Tipi e disegni, 64.6.8. |
Servizio Tecnico Municipale dei Lavori Pubblici, Pianta di Torino coll’Indicazione dei due Piani Regolatori e di Ampliamento rispettivamente della Zona piana [...] e della Zona collinare [...] aggiornati colle Varianti deliberate successivamente sino a Giugno 1935 (terza variante piano 1908). ASCT, Tipi e disegni, 64/7/8/1-8. |
11b. Documentazione cartografica attuale |
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Piano Regolatore 1995. Tavv. 9b, 13b (Geoportale Comune di Torino). |
Ortofoto dell'ambito Borgo Po (Google Maps 2023). |
12a. Documentazione storica |
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Veduta di Villa della Regina (Litografia da disegno di Nicolosino, 1820. Fonte: Archivio Storico della Città di Torino). |
Veduta di Villa della Regina (Litografia di D. Festa, 1833. Fonte: Archivio Storico della Città di Torino). |
Posa della pietra di fondazione della chiesa della Gran Madre di Dio, il 25 luglio 1818, litografia (Archivio Storico della Città di Torino. Fonte: MuseoTorino). |
Chiesa della Gran Madre di Dio con parata militare (Archivio Storico della Città di Torino. Fonte: MuseoTorino). |
La sede della Società Canottieri Esperia (Archivio Storico della Città di Torino. Fonte: MuseoTorino). |
Diga del Canale Michelotti (Foto storica. Fonte: MuseoTorino). |
12b. Documentazione attuale |
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Giardini di Villa della Regina (Foto di Alessandro Vivanti 2010. Fonte: MuseoTorino). |
Veduta di Villa della Regina (Foto di Paolo Mussat e Paolo Pellion, 2010. Fonte: MuseoTorino). |
Chiesa della Gran Madre di Dio (Fotodi Dario Lanzardo, 2010. Fonte: MuseoTorino). |
Caserma Dogali poi Alessandro La Marmora (Foto: Studio fotografico Gonella, 2012. Fonte: MuseoTorino. |
13. Documentazione archivistica |
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14. Documentazione bibliografica |
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15. Sitografia |
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16. Compilazione e revisione |
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Compilatore scheda: | Chiara Benedetti |
Data compilazione: | Dicembre 2021 |
Revisore scheda: | Chiara Devoti, Giulia Bergamo |
Data revisione: | Ottobre 2022 |