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Circoscrizione / Circoscrizioni | 6 |
Quartiere / Quartieri | Barca, Bertolla |
1. Codifica complesso |
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Scheda / Schede | M_28 |
ID Edificio | |
Collegamento a scheda |
Vista aerea del macroambito Abbadia di Stura - Barca - Bertolla (Bing maps, 2023). |
2. Ubicazione |
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Foglio PRGC | 2b, 3, 5b, 6 |
Fogli di mappa catastale | 1019-1021, 1044-1048, 1086-1097, 1135-1137 |
Particella | Da 65 a 85 |
Cinta daziaria | All'esterno del perimetro di tutte le cinte daziarie |
3. Denominazione |
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Attuale | Abbadia di Stura, Barca, Bertolla |
Storica | Abbadia (o abbazia) di Stura, Barca, Bertoulla |
4. Periodizzazione |
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Fondazione impianto attuale |
L'assetto urbano attuale di questo macroambito è l'esito della stratificazione di insediamenti rurali, residenziali e produttivi che hanno trovato spazio in quest'area un tempo prettamente agricola. Il macroambito qui identificato raccoglie i tre amibiti di Abbadia di Stura, Barca e Bertolla occupando così un'assai ampia porzione di territorio, appartenente amministrativamente al Comune di Torino, compresa tra il fiume Stura (a sud), Corso Giulio Cesare (a ovest), il fiume Po e il perimetro comunale su tutti gli altri lati; comprende altresì l'area detta Famolenta, exclave del Comune totalmente compresa nel territorio comunale di Settimo Torinese. L'ambito territoriale comprende aree ricadenti all'interno dei quartieri (così come individuati e perimetrati da Beni Culturali e Ambientali del Comune di Torino) segnalati sotto i toponimi di 19. Falchera-Rebaudengo-Villaretto (solo una parte minima), e 20. Barca-Bertolla-Regio Parco. L'insediamento di più antica certa fondazione in quest'area è il complesso dell'Abbadia di Stura, il cui primo impianto viene ricondotto all'anno 1146, quale ospicium di S. Pietro, complesso affidato ai monaci Vallombrosani di San Benedetto di Piacenza. La presenza della realtà monastica fin dalla sua fondazione, mantendo la duplice funzione monastica e produttiva, ha condizionato le sorti di una vasta area territoriale, estesa anche oltre i limiti del presente macroambito. |
Indicazioni specifiche |
L'area si caratterizzava prevalentemente per uno sfruttamento a fini agricoli, grazie anche alle molteplici iniziative poste in atto da coloro che nei secoli, secondo alterne vicende, hanno insediato il complesso dell'Abbadia di San Giacomo. La Carta corografica di Grossi illustra quest'area per lo più interessata da copertura arborea che contraddistingue le aree spondali tanto a ridosso del torrente Stura tanto del fiume Po, lasciando spazio alle coltivazioni solo nell'area più limitrofa al complesso dell'abbadia. La Guida alla cascine e vigne dello stesso autore, oltre a descrivere brevemente l'abbadia, segnala la presenza in quest'area di due porti definiti quali Porto della Città e Porto di Leinì, scalo delle merci condotte lungo il Po. L'area non è contemplata all'interno della Carta Topografica della Caccia in quanto zona non destinata abitualmente all'attività venatoria, probabilmente per la sua condizione acquitrinosa. Oltre all'abbadia e alle sue cascine, hanno condizionato lo sfruttamento agricolo del territorio in quest'area poli rurali di rilievo quali le cascine La Falconera, Il Baraccone, Il Verna, Il Cascinotto, La Magra così come già definite dallo stesso Grossi nella sua descrizione. Questi insediamenti costituiscono i poli funzionali in grado di gestire, e nei secoli di trasfomare, un territorio geomorfologicamente omogeneo privo di particolarità orografiche o di elementi naturali tipizzanti, segnato da un declivio naturale che da sud scende verso nord, poi degradante verso il corso del torrente. Già presenti e consolidati in ancien régime complessi urbani, ossia forme di nuclei aggregativi di complessi rurali, più specificatamente il Borgo del Biasone, e Bertolla (indicata anche come Bertola), detta borgata con cascine, e casali dallo stesso Grossi, nati prettamente in relazione alle attività rurali. Presente nello stesso periodo una rete, assai poco geometrizzata, di canali irrigui e di infrastruture viarie di modesta entità nell'ambito della quale occorre segnalare la Gora dell'Abbadia di Stura, che lambiva l'intero complesso abbaziale per poi alimentare poco distante molteplici mulini (oggi tombata) e il Rio freddo (anch'esso scomparso) che ha condizionato l'impianto di numerosi insediamenti, quali il nucleo rurale sorto lungo strada di Settimo, nei pressi di cascina La Magra. Così come testimoniato dal catasto napoleonico, ancora ai primi dell'Ottocento, alla presenza di coltivi si alternavano ampie aree arborate, diffuse specialmente presso il corso del torrente Stura, piantumate onde mitigare le esondazioni al di fuori del suo letto ondiforme e irregolare che lasciava spazio a numerosi acquitrini. Tra gli insediamenti rurali a corte, per lo più oggi ancora leggibili e individuabili, pochi mantengono l'originaria funzione rurale, molti hanno visto mutata la relativa destinazione d'uso, talvolta divenuta anche a carattere industriale, e almeno un caso appare oggi abbandonato. Il torrente Stura rappresenta l'elemento strutturante: il corso irregolare di questo, i suoi frequenti fenomeni alluvionali, così come l'imprevedibilità delle sue piene ha da sempre condizionato le attività antropiche sorte nelle vicinanze del corso d'acqua, dissuadendo l'inserimento, in epoca moderna, di qualsivoglia forma di attività proto-industriale nei suoi pressi. Gli stabilimenti industriali sorgono infatti solo tardivamente, insediando prima l'area a ridosso dell'abbadia, e da qui estendendosi su larga parte del territorio. Non si evincono attività estrattive lungo il corso di Stura e Po. A partire dalla seconda metà dell'Ottocento, con l'abbattimento lungo il Po del Borgo del Moschino, onde edificare quelli che oggi sono detti comunemente i Murazzi e spinta da taluni regolamenti comunali in fatto di igiene urbana, si trasferiva in quest'area una cospiqua fascia della popolazione, per lo più attiva nelle occupazioni di lavaggio e asciugatura dei panni, favorita dalla presenza dei canali irrigui e agevolata dalle vaste aree libere ove stendere. Questo singolare fenomeno di esodo urbano si accentua negli anni Trenta allorquando il divieto di sciorinare panni nelle vie cittadine e lungo gli argini accentua l'esodo di tali professioni verso quest'area, già largamente occupata da generazioni di lavandai. L'attraversamento della Stura in questo settore urbano era possibile solamente mediante un tragitto compiuto con traghetto di barche o passerelle in legno, così come ancora testimoniato dal Catasto Rabbini. Solo alla fine dell'Ottocento si afferma la nuova direttrice per Milano, resa possibile dall'edificazione del ponte Amedeo VIII (risalente al 1874), che raccordando le aree di Barca e di Regio Parco determinava lo spostamento del traffico viario e accellerava i processi insediativi in u quest'area lasciando così cadere in disuso il traghetto e il Porto di Leini’. Il nuovo attraversamento originava il bivio tra la nuova Strada dell'Abbadia (ora Strada di Settimo) e la Strada di Bertolla (oggi via Damiano Chiesa) che, come illustra la Carta Topografica del Territorio di Torino, nelle ultime decadi dell'Ottocento risultava ancora priva di qualsivoglia insediamento, fatte salve le più distanti cascine. I nuovi tracciati raccordavano l'irregolare disegno dei precedenti collegamenti viari, qui diffusi secondo spezzate irregolari, denotando il tentativo di circoscrivere, senza spezzare, la continuità dei fondi limitrofi o parallelemante seguendo il tortuoso corso delle bealere. Il piano Regolatore degli anni 1906-1908 testimonia la formazione degli agglomerati sul bivio sopra individuato, già segnalato sotto il toponimo di Barca, nati in relazione al ponte Amedeo VIII, e radialmente poi diffuso a partire da questo fulcro, lungo i due assi viari. L'esclusione dalle logiche urbane e, per certi versi urbanistiche, favorisce la trasformazione del territorio senza una specifica pianificazione, accennata per quest'area nel Piano Quaglia-Marescotti degli anni 1912-1913 (poi cartografata, ma non per questo normata, in tutte le successive varianti) solo quale prolungamento delle direttrici viarie consolidate (attuale via Bologna - ponte Amedeo VIII) dal quale ha origine il bivio tra la già menzionata Strada dell'Abbadia e il nuovo rettifilo di Strada San Mauro, in affiancamento, ma non per questo in allineamento, alla Strada di Bertolla, anzi convergente verso quest'ultima al punto di intersecarla in prossimità del complesso I Biasoni. In questo Piano e nella sua successiva variante del 1915 si attesta ancor più il ruolo dell'area quale zona periferica alla città, entro la quale emerge la forte connotazione di inedificato (eccezion fatta per i nuclei rurali già accennati e minime costruzioni puntuali). Entro pochi anni si assiste al sorgere nell'area tra gli odierni corso Giulio Cesare e corso Romania dei primi insediamenti produttivi: nel 1925 inizia la costruzione dello stabilimento torinese della società SNIA-Viscosa, attiva sul mercato della produzione di fibre artificiali, che qui edifica uno dei più grandi impianti, dei quali oggi permangono solo frammenti di archeologia urbana post industriale, non più leggibili in un contesto storico omogeneo, alla pari di tante altre aree industriali scomparse o in stato di abbandono, e qui evincibili solo più nella torre dell’acqua. L'erezione del ponte a prosecuzione di corso Giulio Cesare, su progetto di Alberto Pozzo e Mario Dezzutti, in attraversamento al torrente Stura, genera una nuova assialità e sposta la movimentazione dei mezzi pesanti su questo nuovo superamento del corso d'acqua. A partire dal 1928 si dà avvio alla costruzione della Strada Padana 11 Superiore, vota a favorire la circolazione veloce dei mezzi, tanto più quelli pesante secondo un'assialità est-ovest della Pianura Padana. Nella cartografia dei primi del Novecento si inizia ad attestare la presenza all'interno del letto del Po di un atollo di terra, diviso dalla zona di Bertolla da un ramo di questi, la cui presenza è enfatizzata poi nel Piano regolatore del 1935 che già annota una chiusa. Tra il 1951 e il 1953 ad opera dell'Azienda elettrica Municipale si erige nella posizione di quest'ultima il Ponte-Diga che dà origine al canale derivatore AEM, ossia una netta cesura oltre la quale oggi si identifica l'Isolone di Bertolla, Riserva naturale del Meisino, area protetta. A partire dal 1966 l'area è interessata dagli studi e dai cantieri per la costruzione di una nuova arteria stradale che colleghi la zona collinare e la zona Barca alla tangenziale urbana. La diga diviene quindi l'occasione per edificare un ponte di undici campate a superamento del fiume, collegando così le due sponde del fiume, e avviando il progetto, mai realizzato, di una tangenziale est della città. La pianificazione degli anni Ottanta individua in cartografia una vasta area a destinazione produttiva, dove sorgeranno poi gli stabilimenti legati all'industria dell'autoveicolo, che si aggiunge alle aree produttive già consolidate sorte in prossimità del complesso dell'abbadia e nell'exclave territoriale di Famolenta, oggi occupata per la sua quasi totalità da medie e grandi imprese produttive. Larghi e diffusi fenomnei di densificazione urbana, per lo più di carattere residenziale, hanno contraddistinto nel secondo Novecento quest'area, che dunque oggi appare assai densamente insediata, e presenta per giunta radi lacerti inedificati. La vicinanza infatti all'agglomerato di San Mauro, riversatosi nella sua crescita nelle aree oltre il Po, ha influenzato l'insediamento in quest'area tanto di attività produttive quanto di edilizia residenziale. |
Data primo impianto |
I primi nuclei insediativi risalgono al XVI secolo. |
5. Regime patrimoniale |
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Indicazioni specifiche |
La composizione degli usi e delle coperture attualmente presente nel sito è caratterizzata da una forte disomogeneità: insediamenti produttivi convivono con una porzione di territorio (assai rarefatta) di aree libere entro il quale appaiono ancora taluni complesi rurali e aree riparariali. Pur tuttavia questi suoli appaiono caratterizzati da vegetazione sia spontanea sia ripariale, estesa lungo il limite del torrente Stura e del fiume Po; l'Isolone del Meisino appare quasi globalmente sgombro da costruzioni, lasciando spazio a una vasta area a prato perimetrata da copertura arborea. Dal punto di vista morfologico, l'area si presenta con una globale conformazione di falso piano, degradante verso il letto del torrente Stura e del Po, così come è minimamente percettibile lungo Strada di Settimo. Per quanto al nucleo di Bertolla, è assai evidente la trama insediativadiva di antico impianto rurale, non preordinato, composta da tessuti edilizi di impianto rurale, sia aggregati sia a corte, spesso indipendenti dal fronte strada, e legati alla fase rurale e al più protoindustrale del territorio. La maglia urbanistica, per quanto priva di un disegno preordinato dell'insediamento, offre allineamenti del maggior numero dei fabbricati, tanto da presentare i fronti principali delle abitazioni orientati verso sud-ovest, così da allinearsi al principale percorso carraio (oggi Strada della Bertolla), in relazione al quale orotogonalmente si intersecano le vie minori (a titolo d'esempio via Gran Paradiso e via Gran San Bernardo). Il nucleo vede come suoi fulcri la piazza Monte Tabor e la piazzetta antistante la chiesa di San Grato Vescovo, rispettivamente quali poli aggregativo e religioso dell'agglomerato e in esso coesistono edifici per abitazione di formazione rurale, ed edifici residenziali che in origine erano destinati ad abitazione e luogo di attività dei lavandai, aggregati in sistemi funzionali lungo le rogge di alimentazione. Tutti gli edifici in ogni caso si presentano per lo più a due piani fuori terra, a manica semplice, con notevole sviluppo in lunghezza e disposti di regola a pettine rispetto ai percorsi stradali antichi e alle bealere, con orientamento a sud della facciata principale. Alla fase di consolidamento dell'economia protoindustriale della borgata e della sua autonomia organizzativa sono da ricondursi edifici su strada di ridotta altezza e di minuta consistenza edilizia così come nuovi spazi di relazione (vie e piazze) legati all'attività agricola e consolidati nel corso del secolo, la cui connotazione ambientale è assicurata dai tessuti edilizi e aggregativi perimetranti questi spazi aperti. La borgata rappresenta un caso esemplificativo (paragonabile, seppur su logiche diverse al nucleo del Villaretto), della persistenza dei caratteri del nucleo di "paese", sia sotto al profilo morfologico, sia secondo una matrice culturale non urbana, che in aggiunta, oggi ancora, si riconosce in una identità colletttiva. Nella zona circostante emerge altresì la presenza di tessuti edilizi aggregati sul modello dell'organizzazione frazionaria del territorio, con caratteri cioè di autonomia funzionale rispetto alla campagna circostante (vedasi i casi di cascina La Falconera e cascina Il Baraccone). Gli edifici a corte di carattere rurale hanno rappresentato per secoli, oltre al già descritto nucelo Bertolla, i poli funzionali atti alla gestione del territorio. Tra questi occorre annoverare, facilmente riconoscibili, anche se spesso de-contestualizzati:
A questa fase di infrastrutturazione del territorio, compiuta assecondando logiche legate allo sfruttamento rurale, ha fatto seguito, solo a partire dagli anni Venti del Novecento, l'insediamento di centri produttivi di carattere industriale con grandi impianti destinati a poche ditte prevalenti, collocati nell'area di corso Romania, lungo l'asse di Corso Giulio Cesare, poi estesasi verso sud e verso est nel corso dei decenni seguenti. Oggi questo primo impianto è in corso di sostituzione con nuovi impianti industriali, che hanno globalmente demoltio le preeeistenze, eccezion fatta per la singolare torre dell'acqua. In parallelo a questo comparto emerge massicciamente il comparto legato al'autoveicolo, ora per lo più rappresentato dagli stabilimenti IVECO, che si compongono per la maggiore di capannoni "a shed", cui fanno da contorno capannoni a portale prefabbricato, più recenti cronologicamente. Di minore ampiezza e impatto si dimostrano le costruzioni del comparto industriale lungo Strada San Mauro, ove hanno sede per lo più medie e piccole imprese, alternate a costruzioni residenziali e impianti rurali reimpiegati in alte destinazioni d'uso, ove ha larga diffusione il sistema detto a "capannone" qui declinato in numerose forme, a seconda della dimensione delle ditte ivi ospitate. Incisiva in quest'area la presenza del mercato dell'autoveicolo, sia sotto forma di concessionaria di autovetture, sia deposito aperto dei veicoli, qui condotti da numerosi importatori che vi hanno sede. Per quanto all'edilizia residenziale, il tipo edilizio più ricorrente è costituito da edifici sviluppati su pochi piani, di carattere condominiale, di modesta volumetria, collocati per lo più in adiacenza alle viabilità, alle spalle dei quali sorgono bassi fabbricati destinati ad autorimesse o ad attività artigianali. In tutta l'area dell'ambito Barca e Bertolla è ampiamente diffuso il tipo edilizio "a palazzina" circoscritto da una limitata erea verde alle quali si alternano ville e villette raramente monofamiliari. Il sistema infrastrutturale viario costituisce oggi l'ossatura delle trasformazioni urbane in atto in questo macroambito: l'impianto radiale, a partire dal ponte Amedeo VIII, costituito dalle molteplici direttrici (Strada di Settimo, Strada San Mauro, via Daminao Chiesa e Lungo Stura Lazio) tesse la maglia urbana principale del territorio. Il primo di questi rappresenta il collegamento preferenziale per il raggiungimento alla strada Padana 11 Superiore che lambisce l'intero ambito e rappresenta il più agevole collegamento con la rete autostradale. Ad est corso Giulio Cesare l'ambisce l'ambito e costituisce, sin dalla prima metà del Novecento l'accesso all'autostrada A4 Torino-Trieste. Su questo tragitto si innesta il corso Romania, primo asse rettore delle prime industrie in quest'area, a partire dagli impianti della SNIA-Viscosa. Gli elementi strutturanti del territorio si possono così essenzialmente riassumere cronologicamente:
Da segnalare la presenza di un vasto campo nomadi lungo le sponde del torrente Stura, a monte del ponte Amedeo VIII e a valle del ponte Ferdinando di Savoia, che rappresenta un'area che sin dai primi anni Duemila è stata al centro di scontri tra Città e comunità ivi stanziate. |
6. Riconoscibilità logiche insediative |
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X | Riconoscibilità del nucleo originario |
X | Presenza di stratificazioni successive/demolizioni/lacune rispetto al nucleo originario |
Indicazioni specifiche |
L'Abbadia di Stura rappresenta il primo nucleo oggi ancora riconoscibile di certa fondazione medievale. A questa, cronologicamente seguente, si aggiunge il nucleo rurale di Bertolla. |
7. Elementi di connessione con il territorio circostante |
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X | Relazioni con il sistema viario | X | Relazioni con il sistema idrico |
X | Relazioni con il sistema ferroviario | X | Relazioni con il contesto territoriale |
Indicazioni specifiche |
Il sistema viario di antica formazione risponde a logiche prettamente insediative, non attenendosi, almeno secondo le apparenze, a disegni o allineamenti specifici: la presenza dei nuclei rurali ha condizionato la formazione del sistema, attento a collegare i puntuali insediamenti rurali con percorsi dagli andamenti curviformi o mistilinei, apparentemente privi di disegno latente (vedasi il caso di strada del Cascinotto quale collegamento tra distinte cascine). Paralleleamente, la distribuzione dei complessi rurali pare rispondere a un tentativo di insediare secondo logiche di equa densità tutta l'area di interesse, fatta eccezione per le fasce di territorio più a ridosso del corso del torrente Stura e del fiume Po. Taluni assi viari (e particolarmente gli attraversamenti realizzati mediante ponti di recente edificazione, quali il ponte Amedeo VIII e il ponte Ferdinando di Savoia) si collocano in ortogonalità al letto del torrente, il cui andamento irregolare ha indotto il tracciamento di questi secondo plurime soluzioni tra loro non allineate. Le principali dorsali viarie in questo macroambito sono rappresentate da strada di Settimo (cronologicamente di disegno più consolidato), via Damiano Chiesa, strada di san Mauro, lungo Stura Lazio e la strada Padana 11 Superiore (ultima in ordine di costruzione). Tra le infrastrutture a superamento del corso d'acqua si annoverano in quest'area il ponte Amedeo VIII (eretto nel 1884, ma poi sostituito nel 1933 con un'opera in calcestruzzo armato su 5 campate di Mario Dezzuti), il ponte Ferdinando di Savoia (edificato tra il 1926 e il 1928 su progetto di Alberto Pozzo e Mario Dezzutti con un'opera in calcestruzzo armato su 4 campate) e il Ponte-Diga sul Po (risalente al 1969 e sviluppato su 11 campate). Per quanto al sistema idrico, il corso del torrente Stura che, come dimostra la cartografia storica, ha subito notevoli variazioni negli ultimi secoli, ha condizionato come già si segnalava, gli insediamenti antropici, assai premuniti dai reiterati fenomeni di esondazione. Alcuni canali artificiali, nello specifico bealere, solcano localmente questo macroambito; tra questi occorre segnalare la Gora dell'Abbadia di Stura, e il Rio Freddo, quest'ultimo ancora attivo; a questi si aggiunge il canale derivatore dell'Agenzia Elettrica Metropolitana che divide l'ambito dall'isolone Bertolla ed è stato realizzato in una trincea in calcestruzzo armato a fini idroelettrici. Assenti nell'area specchi d'acqua. Il tratto ferroviario della linea Torino-Milano lambisce a nord il perimetro di questo macroambito, e, come già si segnalava, rappresenta una cesura rispetto al territorio circostante e specificatamente in relazione al territorio di Borgaro. Il piano della strada ferrata infatti corre livello del piano di campagna e dunque frammenta con decisione il territorio in questione, in questo lembo non edificato. La stazione ferroviaria Torino Stura, nata nel 1926 a fini per lo più commerciali/industriali, si colloca assai distante dai centri urbani di Barca e Bertolla, non rappresentando perciò un agevole collegamento con il centro città. Il sistema territoriale pare collocarsi in discontinuità con il resto della città consolidata di Torino, reciso tanto dai corsi d'acqua quanto dalla distanza che lo segna rispetto al contesto urbanizzato oltre la Stura. L'ambito si colloca invece senza soluzioni di continuità con l'abitato di San Mauro Torinese, ancora oggi in espansione. L'area si avvale di numerosi servizi (commerciali, direzionali, ...) mentre i servizi religiosi sono garantiti dalle chiese parrocchiali di San Giacomo Aposotolo (la cui istituzione si sostituisce alla parrocchia un tempo avente sede nell'Abbadia e nel secondo Novecento definitivamente soppressa) e San Grato Vescovo (parrocchia storica di Bertolla). Il campo nomadi segnala l'esistenza di una chiesa pentecostale all'interno dell'insediamento. Tra i numerosi complessi scolasticisi segnalano per importanza il complesso Scuola elementare Giovanni Cena, lungo strada di San Mauro, e la storica scuola di strada del Cascinotto, ora non più sede di attività didattiche, ma esempio di edilizia scolastica dei primi del Novecento. |
8. Vincoli e prescrizioni |
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X | P.R.G. | X | Soprintendenza |
X | P.P.R. | X | Altre tutele |
Indicazioni specifiche |
Il Piano Paesaggistico Regionale, confermando l'appartenenza di tutta l'area al macroambito Paesaggio urbanizzato della piana e della collina di Torino (tavola P6), negli Ambiti e Unità di Paesaggio (tavola P3) identifica l'intera area quale Rurale/insediato non rilevante alterato, fatta eccezione per l'Isolone Bertolla che risulta, con il suo canale AEM, quale Naturale/rurale alterato episodicamente da insediamenti. La protezione legata alla ZPS Meisino (confluenza Po-Stura) coinvolge tutta l'asta fluviale del Po e del torrente Stura, nonchè l'Isolone. Vigono tutte le protezioni legate ai corsi d'acqua, individuate anche dalla tavola P4 del medesimo Piano, che al vincolo della Zona fluviale allargata assoggetta tutta l'area, tanto da lasciare immaginare che tale ampliamento si leghi a potenziali fenomeni alluvionali interessanti una estesa area attigua ai corsi d'acqua. Significativa l'identificazione di tutto il letto dei due corsi d'acqua e delle aree contermini sotto ai vincoli di cui alla Lettera f - I parchi e le riserve nazionali o regionali nonché i territori di protezione esterna dei parchi - art 18 NdA e di cui alla Lettera c - Fasce di 150 m del Codice. Tra queste aree si distinguono due grandi comparti rappresentati dalla Riserva naturale del Meisino e dell'Isolone Bertolla e dalla Riserva naturale Arrivore e Colletta che si colloca lungo l'argine sinistro orografico del torrente Stura. Tra le segnalazioni della Soprintendenza (Art. 10 del D.Lgs 42/2004): Complesso Abbadia di S. Giacomo di Stura e la Scuola Elementare "Giovanni Cena". |
9. Norme urbanistico edilizie di attuazione |
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X | Inclusione nelle aree ZUT/ATS |
Indicazioni specifiche |
Numerose aree identificate lungo corso Romania e corso Giulio Cesare quali ZUT a Servizi a Commercio: grande distribuzione. Lungo strada di Settimo ZUT in prevalenza quali Servizi, Residenza e Attività produttive. |
10. Descrizione e considerazioni (cronologie, comparazioni, riferimenti) |
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11a. Documentazione cartografica storica |
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Piano Quaglia Marescotti. Stralcio della variante del 1915 al Piano Regolatore Generale del Comune di Torino. |
Stralcio della variante del 1945 al Piano Regolatore Generale del Comune di Torino. |
11b. Documentazione cartografica attuale |
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Piano Regolatore 1995. Tav. 2a (Geoportale Comune di Torino). |
Ortofoto del macroambito Abbadia - Barca - Bertolla (Google Maps, 2023). |
12a. Documentazione storica |
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Il nucleo di Borgo Bertolla in una cartolina d'epoca (collezione privata). |
12b. Documentazione attuale |
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Il complesso della Cascina La Falconera, i relativi annessi e il suo contesto. Foto: G. Bronzino e C. Devoti. |
Lacerti del complesso de La Magra, compresa in un contesto fortemente urbanizzato sebbene in stato collabente. Foto: G. Bronzino e C. Devoti. |
La convivenza di lacerti del passato rurale con insediamenti residenziali e stabilimenti produttivi, qui nelle zone di Strada del Cascinotto. Foto: G. Bronzino e C. Devoti. |
Facciata e campanile del complesso dell'Abbadia di Stura. Foto: G. Bronzino e F. Pagliaro. |
Un lato della Cascina Il Baraccone, esempio di complesso rurale globalmente rimaneggiato ad usi residenziali. Foto: G. Bronzino e C. Devoti. |
Quanto resta, dopo innumerevoli rimaneggiamenti e mutamenti destinazioni d'uso del complesso dei Biasoni, collocato alla convergenza tra Strada di San Mauro e Via Damiano Chiesa. Foto: G. Bronzino e F. Pagliaro. |
13. Documentazione archivistica |
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14. Documentazione bibliografica |
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16. Compilazione e revisione |
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Compilatore scheda: | Giosuè Bronzino |
Data compilazione: | Gennaio 2023 |
Revisore scheda: | Chiara Devoti |
Data revisione: | Maggio 2024 |