TEMI – Paesaggio residenziale del secondo Novecento

Episodi importantissimi riconducibili a questa macrosezione di periodizzazione sono ovviamente presenti anche zona di più antica acculturazione (Centro) della città, ma il paesaggio del “Novecento” è stato qui considerato ancora una volta come da intendersi esternamente, con ricadute nei macroambiti individuati, che prescindono appunto dall’area più centrale.
In particolare, edifici appartenenti a questi due temi sono citati all’Art. 10, comma 6 delle Norme Urbanistiche Edilizie di Attuazione (N.U.E.A.), quali edifici inclusi all'interno dei contenuti di cui al punto 5) “Edifici del periodo tra le due guerre”, a comprendere quei complessi o costruzioni singole «che hanno integrato e completato la costruzione ottocentesca della città, nel periodo tra le due guerre [...]» e ancora «edifici residenziali» ed «edifici per servizi ed uffici». Presenti nella cosiddetta Zona Urbana Centrale Storica, diversi beni appartenenti ai due temi del paesaggio residenziale di primo Novecento e del paesaggio residenziale del secondo Novecento non mancano anche entro gli ambiti riconosciuti all'Art. 26 del PRG vigente — Edifici di particolare interesse storico ed edifici caratterizzanti il tessuto storico esterni alla Zona Urbana Centrale Storica.

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Tesi inerenti
pdf CHIARA BENEDETTI, Il patrimonio edilizio torinese degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento tra programmi di costruzione della città, tutela e prospettive di riconoscimento e conservazione. Tesi di Specializzazione, a.a. 2021-22, Tutores Chiara Devoti, Monica Naretto, Enrica Bodrato.
pdf CECILIA DE MARCO, Edilizia residenziale sociale nel secondo Novecento a Torino. La costruzione di parti di città nei programmi urbanistici. Tesi di Specializzazione, a.a. 2021-22, Tutor Chiara Devoti.
pdf ANDREA MINELLA, La tutela delle architetture di Carlo Mollino. Tesi di Specializzazione, a.a. 2019-20, Tutors Monica Naretto, Lisa Accurti, Stéphane Garnero.
IRENE BALZANI, Uno strumento operativo per la costruzione della città tra fonti archivistiche e progetti. Il Piano Regolatore di Torino del 1959 e la sua eredità. Tesi di Specializzazione, a. 2022, Tutores Chiara Devoti, Angioletta Voghera, Enrica Bodrato.

La tesi propone un’analisi del Piano Regolatore Generale di Torino approvato nel 1959, attraverso la lettura critica della collezione donata nel 2021 al Laboratorio di Storia e Beni Culturali del DIST - Politecnico di Torino e appartenuta all’ Ing. Mario Daprà, contenente la cronistoria dei piani regolatori cittadini dal secondo dopoguerra agli sviluppi più recenti. I riferimenti documentari si sono rilevati di supporto per predisporre una possibile lettura attorno ai temi della pianificazione e dei suoi risvolti operativi legati alla feconda attività di progettazione architettonica ed edilizia sviluppata dai professionisti di settore. Agendo tramite una completa ricognizione dell’intera raccolta, nell’ambito di un tirocinio di III livello, si è aperta la possibilità di leggere in retrospettiva la storia legata all’approvazione del piano regolatore e di coglierne l’eredità strutturale lasciata alla città prima ex-capitale e poi cuore della grande industria negli anni del boom. L’opportunità di studiare il PRG del 1959 di Torino s’inserisce quindi in un contesto più ampio di ricerche storiche sulla città, portate avanti dalla volontà di incrementare le conoscenze sul lascito urbanistico e architettonico del secondo Novecento. Dai temi che emergono, si può constatare come la città venga ridisegnata per interi comparti attraverso tre principali tendenze: in primo luogo, alla saturazione ovvero il processo inarrestabile di costruzione che generò tessuti a carattere prevalentemente residenziale disseminati in un mosaico di densità abitative, cicatrizzando e interfacciandosi [o meno] con le diverse strutture preesistenti; in secondo luogo offrendo timidi accenni di sperimentazione, passando dalle unità autosufficienti, alla zonizzazione dell’intera città, assieme all’individuazione [non accolta] di alcune Z.U. (le cosiddette zone unitarie) con prospettive di riconversione; per ultimo, subendo la scarsa autorità del piano stesso, il quale permise la generazione di innumerevoli varianti e licenze indebite, non contribuendo così a validare a posteriori una visione di pianificazione organica e offuscandone gli aspetti invece più innovativi dai quali si mossero gli studi successivi.



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