MACROAMBITI

Rispetto alla logica per ambiti che guidava la ricerca condotta in modo fondativo nel contesto dell’indagine sui Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, 1984, il lavoro di rilettura della città di AnaTOmia Urbana ha introdotto il livello dei macroambiti, che rappresentano una categoria per certi tratti diversa rispetto ai Quartieri (in numero di 23) in base ai quali erano stati interpretati gli ambiti nell’indagine degli anni Ottanta.
La nuova organizzazione per Circoscrizioni, in numero di 8, imponeva di rivedere la logica pregressa, pur nell’eccessiva estensione delle circoscrizioni ai fini di un’indagine maggiormente critica. Alcuni macroambiti storici inoltre potevano anche ricadere su due circoscrizioni contigue; di conseguenza l’organizzazione per macroambiti proposta offre sempre il riferimento alla circoscrizione di appartenenza, ma al contempo si lega — se possibile — anche ai quartieri pregressi e soprattutto bada al riconoscimento storico della appartenenza a una porzione individuabile di città. Le perimetrazioni proposte, pertanto, rispondono a criteri storici di indagine, legati allo strutturarsi per parti della città storica, e non alle logiche amministrative pregresse come attuali. Alcuni macroambiti coincidono con borghi e borgate consolidati, così come individuati dalla ricognizione operata dal gruppo di ricerca che ha dato esito al volume La storia della città per capire, il rilievo urbano per conoscere. Borghi e borgate di Torino, 2014, ma naturalmente li integrano con porzioni di città che non hanno la caratteristiche né di borghi né di borgate e soprattutto con cosiddette — nell’ambito della presente ricerca — “aree cerniera”, formatisi in porzioni residuali di territorio, per ragioni di supporto ad alcune funzioni primarie svolte da porzioni contingue, o come margini nei quali i connotati di un macroambito si trovano a convivere e intersecarsi con quelli di un’altra macroarea. Nella schedatura dei macroambiti particolare rilievo è stato dato alla riconoscibilità della struttura originaria dell’insediamento, alla riconoscibilità di assialità viarie, alla connessione con il territorio circostante e con i macroambiti contigui, anche attraverso reti di canalizzazioni o tratti di viabilità ferroviaria, non dimenticando di riconoscere i processi di trasformazione già operatisi o previsti (a cominciare dalle Zone Urbane di Trasformazione — ZUT).