Le schede di questa sezione, ripartite in 5 settori (cascine, chiese, compresi gli elementi che a queste fanno capo come oratori, complessi scolastici confessionali, edifici, in prevalenza residenziali, ma anche di servizio, industrie, intese come complessi industriali, quindi anche con gli spazi per uffici, deposito merci, parcheggio, scuole, mense e palestre di servizio, ville e vigne) non rappresentano una riproposizione delle sintetiche schede che popolavano il I volume della ricognizione offerta da Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, 1984, né un omologo della schedatura messa in campo dagli Uffici preposti alla Tutela (in particolare la cosiddetta “scheda A” ministeriale e in generale le schede di catalogo). Si tratta infatti di una selezione di casi emblematici, più o meno numerosi a seconda del tema di riferimento, da intendersi appunto quale approfondimento a fronte delle schede tematiche (Temi) oppure come edifici dal forte valore per la formazione di ambiti e macroambiti per i quali si intendano offrire elementi di approfondimento.
La logica di queste schede è inoltre quella che mira innanzitutto alla comprensione di complessi articolati, come per esempio i casi legati alla produzione industriale, in grado di determinare con la loro presenza anche un ridefinirsi di spazi e porzioni di città. Si privilegia, quindi, nella scheda, rispetto alla descrizione puntuale del bene o del complesso, la rilettura proprio delle interazioni a livello urbano.
Guida alla consultazione delle schede
I contenuti delle schede di questa sezione sono frutto di ricerche archivistiche, bibliografiche e osservazioni dirette. Per una corretta lettura dei contenuti, si segnalano alcune precisazioni utili per l’interpretazione:
Numerazioni schede e ID edificio: la numerazione ha funzione interna ed è utilizzata per identificare univocamente ogni complesso all’interno della banca dati e non coincide con la numerazione civica
né con codifiche ufficiali.
Edifici indicati come “non esistenti”: quando questa dicitura compare nel titolo o nella classificazione di una scheda, indica che l’edificio documentato è oggi del tutto scomparso o ne sopravvivono
solo tracce minime. L’inserimento nel progetto non implica la loro presenza materiale, ma la loro rilevanza nel sistema insediativo e produttivo, che ne giustifica l’inclusione ai fini di analisi storica
o territoriale.
Stato “ozioso” nella sezione “Cronologia delle destinazioni d'uso”: la dicitura “ozioso” è una formula desunta dalle fonti archivistiche e indica che l’edificio risultava in uno stato di inattività temporanea
o assenza di utilizzo produttivo per il periodo considerato. Può riferirsi a fasi di abbandono, ristrutturazione o transizione.
Presenza di schede collegate (“Collegamento a scheda”): indica complessi edilizi articolati e funzionalmente collegati, casi in cui più edifici appartengono a un medesimo sistema produttivo o storico, anche
se oggi separati fisicamente.
Fonti: ogni scheda è stata redatta sulla base di fonti storiche, catastali, documentarie e progettuali ove disponibili. In assenza di fonti dirette, sono segnalate deduzioni verosimili basate
su dati urbanistici o su confronti tipologici.
Dicitura “industriale/artigianale” nella sezione “Cronologia delle destinazioni d'uso”: include tutte le attività connesse alla produzione, trasformazione o lavorazione di beni, sia in forma organizzata
(opificio, fabbrica) sia in forme più semplici (bottega, laboratorio).
Questa guida non è esaustiva, ma intende offrire uno strumento di orientamento per la lettura delle schede anche da parte di utenti non specialisti.
PIETRO GIOVANNI PISTONE, La sedimentazione dell’assetto viario pedecollinare di Torino fra XVII e XIX secolo e il suo ridisegno nella prima metà del Novecento.. Tesi di Specializzazione, a. 2022, Tutors Chiara Devoti, Maria Vittoria Cattaneo.La tesi è incentrata sullo studio della rete viaria della zona pedecollinare di Torino, pur considerando il «sistema collinare» nella sua complessità; le prospettive di ricerca sono state quelle della storia della città, dell’urbanistica e della struttura storica del territorio. In specie, questo «palinsesto» territoriale è stato approfondito attraverso la disamina di fonti archivistiche (prima fra tutte la cartografia) conservate sia all’Archivio Storico della Città sia all’Archivio di Stato di Torino; ci si è inoltre riallacciati a una letteratura consolidata, di cui uno dei capisaldi è Beni culturali ambientali nel Comune di Torino (1984). |